Capitale, Procida passa il testimone: la cultura in scena per emozionare e crescere insieme
«Consegno a voi sindaci di Brescia e di Bergamo le straordinarie emozioni vissute durante l’anno passato dai miei cittadini, sperando che anche i vostri possano vivere con soddisfazione la straordinaria favola della Capitale italiana della cultura». Con queste parole il primo cittadino di Procida, Raimondo Ambrosino, passa il testimone ad Emilio Del Bono e a Giorgio Gori. Nello splendido Teatro di corte nel Palazzo Reale di Napoli, fra gli applausi delle autorità che sottolineano il momento e l’emozione di Ambrosino, si consuma l’ultimo atto della Capitale 2022 e l’anteprima dell’evento 2023.
Domani Brescia accoglierà al Teatro Grande il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ma in questo mercoledì si celebra ufficialmente il passaggio. In sala ci sono il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. Dopo la cultura che non isola, ecco la città illuminata per crescere insieme, citando i titoli scelti per la Capitale da Procida e da Brescia e Bergamo.In prima fila Del Bono e Gori ascoltano il racconto dell’esperienza campana. Un grande successo: 600mila visitatori l’anno scorso contro i 250mila del 2019, già anno record. Una visibilità straordinaria, con un valore pubblicitario equivalente a 33 milioni di euro. «Procida – afferma il suo sindaco – è l’ambasciatrice delle bellezze del Mediterraneo nel mondo».
Il nord
Adesso tocca a due città del nord note per la vocazione manifatturiera, che vogliono mostrare all’Italia la loro altra faccia, quella fatta di storia, tesori artistici, creatività. Il presidente De Luca rende omaggio a Brescia e a Bergamo, «due realtà splendide». Il suo non è un atto formale, tutt’altro. Il presidente della Campania fa un discorso politico. Le due città, sottolinea, uniscono in sé «il patrimonio storico e il moderno dinamismo di impresa». La «vostra presenza qui – dice rivolto ai due sindaci – conferma che l’Italia è l’Italia solo se unita. Siete i rappresentanti migliori dell’unità del nostro Paese», che integra «l’umanesimo e la sofferenza del profondo sud, ricco di umanità e civiltà, e la competitività economica del profondo nord».
L’Italia è l’Italia «soltanto se tiene insieme realtà diverse, se no è spezzata». Chiari riferimenti al tema dell’autonomia e alle polemiche connesse. De Luca cita anche «i due grandi papi Giovanni XXIII e Paolo VI, testimonianza della forte religiosità della vostra terra, in comune con la nostra». A Gori e Del Bono, De Luca affida la missione: «Adesso siate voi del nord i rappresentanti della cultura e dell’unità d’Italia».
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Consegne
Il passaggio formale delle consegne avviene a fine cerimonia, dopo il racconto di Procida. Sul palco, con De Luca e Ambrosino, salgono Del Bono, Gori e alcuni volontari delle Capitali (Brescia, Bergamo, ma anche Procida e Matera). Il sindaco della nostra città risponde indirettamente al presidente campano. Civiltà, sottolinea, è prendersi cura degli altri: «E’ quello che hanno fatto istituzioni, volontari, infermieri, medici, sanitari durante la pandemia a Brescia e a Bergamo». Parole che fanno scattare l’applauso del teatro. «Civiltà e umanità: sono questi i valori che fanno l’unità d’Italia, ben oltre i monumenti».
Per Brescia l’evento che inizia domani è un’occasione unica di far conoscere i suoi tesori: «Brescia è un’enciclopedia urbana con tante stratificazioni che testimoniano la sua trasformazione nei secoli». Ma nei prossimi mesi si parlerà anche di cultura come cura e di cura figlia della cultura: civiltà e umanesimo, appunto. Del resto, ricorda Giorgio Gori, l’assegnazione del titolo di Capitale è avvenuto proprio in considerazione delle sofferenze patite durante la pandemia. «In quei mesi difficili abbiamo presentato la doppia candidatura per dare un segnale di speranza alla nostra gente». Bergamo e Brescia, «territori che scommettono sulla cultura come fattore di crescita e di sviluppo».
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