Cultura

Caccia alle streghe: il libro di Marina Montesano racconta una storia di secoli

All'interno del libro la scrittrice illustra il ruolo centrale della rifioritura classica nei processi italiani
Il libro di Maria Montesano, «Maleficia. Storie di streghe dall’Antichità al Rinascimento»
Il libro di Maria Montesano, «Maleficia. Storie di streghe dall’Antichità al Rinascimento»
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Il ruolo della cultura umanistica e della rifioritura classica nello sviluppo della caccia alle streghe finora non era stato ancora studiato a fondo.

È merito di Marina Montesano, docente di Storia Medievale all’Università di Messina, aver dimostrato nel saggio «Maleficia. Storie di streghe dall’Antichità al Rinascimento» (284 pagine, 27 euro) che alcune descrizioni di malefici dalla letteratura di età classica sono state trasmesse attraverso il Medioevo fino al Rinascimento, allorché i primi processi italiani evocano il mito della «strix» (la strega del latini), «comune tanto alle fonti dotte come alle credenze popolari».

Il libro

L’autrice documenta come le antiche credenze e le descrizioni della magia e della stregoneria della letteratura greca e romana abbiano impattato sulla costruzione dell’immagine della stregoneria in età moderna. Del saggio, apparso in lingua inglese nell’edizione originale, l’editore Carocci offre ora la traduzione, suddivisa in sette capitoli, da «Principi: magia e stregoneria in Grecia» sino al «Quattrocento», quando vengono registrati i primi casi di «caccia alle streghe». Montesano sottolinea come il francescano osservante Bernardino da Siena (proclamato santo nel 1450 da papa Niccolò V) si sia battuto per una fede e un cattolicesimo liberati da ogni superstizione: di qui le sue pubbliche invettive contro quelle che chiamava «superstizioni della fede».

Prof.ssa Montesano, perché la maga Circe è un prototipo della magia e della stregoneria nell’antica Grecia?

«Così è stata considerata nei secoli successivi alla messa per iscritto delle storie che la riguardano, a partire dall’Odissea. In quelli medievali e rinascimentali l’episodio più noto la vede trasformare uomini (i compagni di Ulisse) in animali, e il potere della metamorfosi, propria o altrui, è straordinariamente rilevante nella storia della stregoneria. Certo, al tempo del mito greco, nessun autore avrebbe definito Circe «una strega», perché questo concetto ancora non era nato, o almeno non nei termini che ci sono familiari. Circe è temibile e temuta, ma è al contempo una creatura semidivina».

Delle streghe parlano i classici latini Petronio e Apuleio. Con quale spirito?

«Con Petronio e Apuleio si entra in ambiti già più prossimi all’immaginario stregonico. Al loro tempo le striges sono concepite come creature mostruose, metà rapaci e metà donne, che assaltano i bambini nelle culle, come scrive Petronio in un episodio del Satyricon. Le Metamorfosi di Apuleio sono intessute di racconti di stregoneria, anche se il quadro complessivo rinvia ai misteri isiaci. Come il titolo indica, anche qui la metamorfosi è centrale: la maga Panfile si trasforma in gufo grazie a un unguento. Una donna che cambia il proprio sembiante in tal modo è una delle immagini centrali della stregoneria moderna».

Quali forme assunsero le arti magiche nell’alto Medioevo?

«Le arti magiche sono centrali nel mondo antico; ciò che cambia nel Medioevo è la loro demonizzazione in ambito cristiano. Sant’Agostino trae le sue idee in materia di demonologia proprio dal confronto con l’opera di Apuleio. Per i primi secoli, tuttavia, l’idea dominante nel mondo clericale è che la magia fa parte dei culti del passato precristiano e si cerca di combatterla alla luce di questo. Certamente si considera ispirata dal demonio, ma è soprattutto una "superstitio"».

Quali caratteri e quali dimensioni ebbe la caccia alle streghe a partire dalla metà del Quattrocento?

«I primi processi sono conseguenza della crisi del secolo precedente, dell’accresciuto ruolo del demonio nell’immaginario, dell’equiparazione fra magia demonolatrica ed eresia, che permette la persecuzione delle streghe quali eretiche. Bisogna tuttavia ricordare che la maggior parte dei processi contro le streghe furono celebrati da tribunali laici. In Italia e in Spagna, dove pure il fenomeno fu precoce, la caccia alle streghe perse importanza già a partire dal Cinquecento, quando la diffusione della Riforma preoccupava molto di più. La maggior parte dei processi e delle condanne capitali si sono avuti nel resto d’Europa, con picchi tragici nella Germania a cavallo fra Cinque- e Seicento. In tutto, parliamo di circa 40-60-mila condanne a morte in Europa fra XV e XVIII secolo, metà delle quali in Germania, comminate in maggioranza contro donne, ma per un 25-30 per cento contro uomini». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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