Blanco surriscalda il Morato: «Ciao Brescia! Voi siete casa mia!»
Buona la prima. L’esordio di Blanco nella sua Brescia è avvenuto in un clima di festa e senza gli eccessi deliranti vissuti altrove; piuttosto con atteggiamento liberatorio, una sorta di urlo di gioia collettivo per la ritrovata libertà di cantare e ballare. Sin dal mattino, decine di fan erano accampati/e fuori dal recinto del Morato, in spasmodica attesa. C’erano le posizioni sotto il palco da accaparrarsi, in effetti, considerato che oltre metà della struttura era a parterre, con soli 400 posti retrostanti di tribuna (sugli oltre 2000 totali) per chi voleva sedersi.
Di certo, i resti del bivacco all’esterno non erano spettacolo decoroso, ma all’interno del teatro un pubblico giovanissimo e parecchio composto, alle 21 (orario previsto di inizio del concerto) ha cominciato a intonare cori di richiamo.
Il «golden boy» di Calvagese della Riviera s’è fatto aspettare un quarto d’ora, poi è entrato in scena annunciato dal «Can Can» di Offenbach, comparendo prima in video e poi in carne, ossa e canotta d’ordinanza.
Spontanea sintonia
Attacca con «Mezz’ora di sole», seguita da «Paraocchi», e il pubblico diventa potentissimo, puntualissimo coro, che completa echi e riverberi con precisione che sembrerebbe studiata ed è invece effetto di spontanea sintonia con chi ha intercettato i suoi sentimenti. Al termine, Blanco raccoglie la prima ovazione e saluta: «Ciao Brescia! Questa è casa mia... voi siete casa mia!».
Le canzoni scorrono compatte, da «Figli di puttana» a «Sai cosa c’è», da «Finché non mi seppelliscono» a «Pornografia», da «David» a «Ladro di fiori». Gli schermi rimandano immagini ipnotiche in bianco e nero, tra distorsioni visive e lampi accecanti, mentre l’attitudine dell’artista sul palco risulta punk, e certe sonorità rimandano sì a hip hop battenti, ma pure a paesaggi chitarristici, con la sezione ritmica comunque sempre in gran spolvero.
Così, dopo che il 19enne si è lamentato «per il caldo soffocante», arrivano in sequenza brani chiave del suo percorso: prima «Belladonna (Adieu)», flusso di coscienza con cui cominciò tutto, eseguito in trascinante chiave rock; poi «Notti in bianco», in versione acustica. Una parentesi più intima, questa, che integra pure la nenia profondamente malinconica «Blu Celeste» (dove la platea è un’intonatissima seconda voce), e la melodia graffiata eppure dolce di «Lucciole».
Blanco annuncia due pezzi «che non si fila nessuno» e promette che «se sento cinque di voi cantarli, li faccio venire sul palco»: sono molti di più, ovviamente, ad accompagnarlo in «Amatoriale», ma davvero cinque ragazze possono assistere all’interpretazione di «Ruggine» sedute su un grande letto, vicine al loro idolo. Dopo una osannata «Mi fai impazzire», è già tempo di bis, con l’empatia contagiosa di «La canzone nostra» e la pelle d’oca di «Brividi». Si replica sabato sera: stesso posto, stessa ora, stesso sold out.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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