Benedetti Michelangeli e il Festival
«Applausi ed ovazioni senza fine al pianista». Quasi scontato visto che sul palco c’era Arturo Benedetti Michelangeli, «teso verso il mito della perfezione», immerso «nel regno della musica limata fino all’estremo spessore, nel regno della nota tornita entro la frase tornita, a sua volta entro il pezzo tornito». Un’arte «che si erge su cerchi concentrici, come frutto di misteriosi sogni di geometrie, mondo dell’astrazione, della metafisica». Sono parole di Mario Conter, per tanti anni nostro apprezzato critico musicale, nella recensione al concerto che il pianista bresciano tenne al Grande lunedì 22 giugno 1964. La prima sera del primo Festival Pianistico Internazionale, promosso dal maestro Agostino Orizio per celebrare i 25 anni di insegnamento di Michelangeli. Un omaggio all’uomo, all’artista, al docente. Fu una notte magica per Brescia, un evento ripreso anche dalle telecamere della Rai. L’inizio di una storia che continua.
Il nostro giornale, nei giorni precedenti, aveva raccomandato agli spettatori la puntualità e l’abito scuro: «Brescia ha l’occasione di dare agli italiani - attraverso la televisione - una lezione di stile». E così fu, nel Grande stracolmo. Protagonista indiscusso Michelangeli, che eseguì musiche di Haydn, Beethoven, Debussy e Chopin, accompagnato dall’Orchestra da camera Gasparo da Salò diretta da Orizio. L’Orchestra, scrisse Conter, diede «una prova quanto mai pregevole delle sue qualità eccellenti, per vibrante sonorità, per lo slancio umano». Merito anche di Orizio, che «ha diretto con fuoco controllato, dopo una seria preparazione ed accurata concertazione, ponendo nel giusto rilievo le parti». Scroscianti applausi anche per la Gasparo da Salò: Benedetti Michelangeli volle «in piedi gli strumentisti, stringendo poi la mano all’eccezionale primo violino Giulio Franzetti, bresciano pure lui».
Nell’intervallo del concerto il sindaco Bruno Boni si recò nel camerino del pianista per consegnare la medaglia d’oro del Comune «ad un bresciano schivo di ogni retorica, che onora la città». Benedetti Michelangeli, riportò il giornalista Giannetto Valzelli, era «pallido più del solito, visibilmente emozionato». Poche parole per ringraziare, del resto la sua cifra era il silenzio: «Come corazza difensiva, come pudore, come norma di lavoro», sottolineò il cronista. Il Festival si protrasse fino al 7 luglio.
e. mir.
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