Un pokè di Australia a Brescia: apre SideUp
Il sushi? Tramontato. Sulla cresta dell’onda, in fatto di nuove proposte, arriva il pokè, la ricetta delle Hawaii che sta ridefinendo l’abbinamento tra riso e pesce crudo, ammantandolo di un abito ancora più salutista. I più trendy lo avranno adocchiato su Instragram, proposto in comode ciotole bianche dove comandano i colori degli ingredienti: verde avocado, rosso pomodoro, bianco germogli soia, rosa tonno. Ma la tavolozza è ancor più ricca e variegata di così.
E se nel Nord Italia la cavalcata del pokè è in atto, con Milano che detta la tendenza, a Brescia - dove da qualche tempo si vede in alcuni locali come una delle proposte in menù - a mettere la bandierina degli specialisti arriva «SideUp, poke & more». Il nuovo locale di via Branze, aperto poco più di una settimana fa, è la creatura di tre giovani bresciani.
Immersi in un’atmosfera che rimanda all’Australia, dove il verde smeraldo riempie gli occhi come il largo dell’Oceano e il giallo ricorda il sole che asciuga i surfisti, ci sono gli ideatori e titolari di quello che definiscono il loro primo fast restaurant: Simone Pellizzari e i fratelli Filippo e Tommi Borra. Brescianissimi, under 30 e con notevoli esperienze all’estero, Australia in primis, ma anche Regno Unito e Thailandia, hanno deciso di puntare sul «nuovo sushi».
«Pokè significa in lingua hawaiana, fatto a pezzi. Ho imparato a conoscerlo durante la mia esperienza in Australia, dove viene consumato dai ragazzi come piatto unico, come noi italiani facciamo con la pizza. Chiaro che la cultura che lo sostiene è votata alla salute e quel che si mette nella bowl è per sua composizione, molto equilibrato» ci racconta Simone, quasi a un passo dai 30 anni, mompianese e in curriculum l’esperienza alla scuola del «cattivissimo» Gordon Ramsay. «Sì, a Londra ho lavorato per un anno al Maze grill, uno dei sui 14 ristoranti della capitale, in cui ho imparato una filosofia di lavoro, "se vali sei premiato", oltre che un’ottima ricetta giapponese dei pank cakes che qui ripropongo per le colazioni».
L'incubazione dell'idea è duranta circa un anno, la messa in pratica solo tre mesi. «Passeggiavo con il mio cane su questa via e vedevo crescere questo spazio, le vetrate, l'esterno, la vicinanza all'unviersità. Erano tutte qualità adatte per ospitare il nostro locale. Devo ammettere che a schiacciare sull'acceleratore è stato il mio amico Filippo che ha creduto nella combinazione delle nostre competenze. A gennaio abbiamo ottenuto l'affitto del locale e tre mesi dopo eccoci qua» racconta Simone.
Al Sideup - che significa «visto dall’alto», proprio come si fa quando si inquadra la ciotola per essere fotografata - la proposta principe è il piatto hawaino, sapientemente reinterpretato dal gusto e della sensibilità dei bresciani che amano molto proporre la fusione tra cucine italiana, californiana, asiatica, in un mix originale. Oltre ad una lista di poke consigliati, si può crearne uno a immagine dei propri gusti, abbinando una base di cereali, riso o quinoa, una proteina (dal salmone al pollo), vegetali, tra frutta e verdura, un condimento e la parte crunch, croccante. Spazio alla sperimentazione, dunque.
Il posto, che fa circa 50 coperti, tra l’esterno, il piano rialzato e quello a -1, propone anche colazioni, merende, centrifugati, aperitivi, è aperto sette giorni su sette, dalla prima mattina fino all’orario del post aperitivo.
«Puntiamo soprattutto a intercettare gli universitari, vista anche la vicinanza a Ingegneria - racconta Filippo, 29enne, massofisioterapista e tecnico superiore della ristorazione -, ma in realtà vediamo che arrivano persone di tutte le età, anche la domenica quando è l’ora del brunch. Ci piace molto l’idea di portare un po’ di internazionalità a Mompiano e, personalmente, quando entro qui, mi sento un po' in Australia».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato