Polpettoni, gnocchi e frittate: cosa cucinare con gli avanzi
Qualche fetta di cotechino o una mezza pentola di lenticchie. Un po' di panettone o le verdure grigliate. Gli avanzi del cenone possono essere recuperati in maniera golosa. I consigli arrivano da Coldiretti.
Ottime soluzioni per recuperare il cibo del giorno prima sono polpettoni di carne o tartare di pesce di lago, ma anche frittate di pasta o con i salumi avanzati tagliati sottili e ratatouille di verdure, che consumano ingredienti difficili da inserire in altre ricette.
Con la carne macinata si può interpretare, invece, una delle ricette-simbolo della tradizione milanese e, più in generale, lombarda: si tratta dei mondeghili, le tradizionali polpette di carne, che le nostre nonne preparavano con pane secco, latte, biancostato, mortadella di fegato, uova, salsiccia e patate. Una curiosità: questa preparazione si diffonde in Lombardia sotto l’occupazione spagnola, come dimostra il nome derivato, appunto, dallo spagnolo albondeguito (e a sua volta dall’arabo al-bunduc!) che indica un consimile piatto tutt’oggi in voga nella penisola iberica.
Con le fette avanzate del cotechino del Cenone si possono preparare gustosi appetizer ricoperti di pasta sfoglia da servire con una crema allo stracchino.
C'è poi il tortino di patate e cipolle. I formaggi contenuti nel frigo possono essere utilizzati pe preparare la tradizionale polenta uncia (che risulta straordinaria utilizzando Taleggio, Bitto o Semuda). Con il pane raffermo si possono cucinare le torte di pane o gnocchi. Con le lenticchie si possono realizzare burger, polpettoni o vellutate.
La frutta secca in più può essere facilmente caramellata per diventare un ottimo torrone, mentre con quella fresca si ottengono pasticciate, marmellate o macedonie. E per dare un nuovo sapore ai dolci più tradizionali, come il pandoro o il panettone, si ricorre spesso alla farcitura con creme.
«Particolarmente rilevanti a livello nazionale sono gli sprechi domestici che – denuncia Coldiretti – rappresentano in valore ben il 54% del totale e sono superiori a quelli nella ristorazione (21%), nella distribuzione commerciale (15%), nell’agricoltura (8%) e nella trasformazione (2%). Non si tratta solo di un problema etico ma che determina anche effetti sul piano economico ed anche ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti».
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