Non solo capretto, dove mangiare a Pasqua a Brescia e provincia

C’è chi punta tutto sulla tradizione bresciana e chi, invece, inserisce nel menù qualche proposta con influenze che vengono da lontano. Per la Pasqua sono tantissimi i bresciani che hanno scelto di trascorrere il pranzo in ristoranti, osterie e trattorie: lo dimostra il fatto che la maggior parte di queste sono già al completo da settimane. Chi punta invece alla classica grigliata all'aperto dovrà attendere domenica per vedere se il cielo lo consente.
Variabilità
«Quest’anno gioca un ruolo cruciale il meteo – spiega Emilio Zanola, presidente Fiepet Confesercenti e titolare della Trattoria Castello di Serle –. Essendo prevista pioggia sia a Pasqua sia a Pasquetta, io personalmente ho diversi clienti che hanno rinunciato a spostarsi, per dire, alla casa al mare e hanno deciso di rimanere in città, prenotando al ristorante, di solito quello di fiducia». Dando un’occhiata ai vari menù c’è da farsi venire l’acquolina in bocca, con l’agnello e lo spiedo che rimangono le vere star delle tavole pasquali.
A base vegetale
Rimane ancora una minoranza quella che sceglie di inserire piatti a base completamente vegetale. Vegetariani e vegani, il cui numero è in rapida crescita anche nel Bresciano, quando si trovano a dover consultare le varie proposte difficilmente riescono ancora oggi a trovare un posto che possa andare incontro alle loro abitudini alimentari.
Tra le eccezioni c’è l’Elephant Bistrot di Manerba del Garda, che nel menù alla carta propone formaggio vegetale a base di anacardi e mandorle con copertura di pasta fillo, fusilli alla curcuma, un secondo a base di hummus e falafel e, per chiudere, un plumcake senza ingredienti di origine animale. Un percorso culinario che potrà far strabuzzare gli occhi ai tradizionalisti, i più soddisfatti quando domenica metteranno le gambe sotto il tavolo.
Le proposte
Al Tortuga di Gargnano il capretto, normalmente assente dalla carta, sarà il principe della tavola a Pasqua. «L’idea è accontentare la clientela con un menù dedicato, che proporremo solo a mezzogiorno – spiega la titolare Orietta Filippini –. Anche tra gli antipasti ci saranno ingredienti che richiamano la festività, come uova e asparagi».
Il capretto al forno sarà il piatto principale anche all’osteria Finil Del Pret di Comezzano Cizzago: «Abbiamo fatto un menù della tradizione pasquale italiana – spiega il titolare Simone Bianchetti –, andando a recuperare anche prodotti tipici della Pasqua non propriamente bresciani, come possono essere la puntarella e il pecorino. In qualità di cuochi dell'Alleanza Slow Food ci impegniamo inoltre ogni giorno a utilizzare nelle nostre proposte i presidi indicati da Slow Food: nel menù di domenica ci sarà la polpettina di cicerchie di Serra dei Conti, che tra l'altro è anche una proposta iconica del nostro ristorante ed è sempre presente durante l'anno».
Sia il Tortuga sia il Finil Del Pret sono al completo, mentre rimane ancora qualche posto da Nativo, in via San Faustino, in città: un ristorante che coniuga la tradizione bresciana alle esperienze culinarie fatte dai suoi giovani titolari in diversi angoli del mondo (nel menù pasquale la quaglia viene condita con salsa di soia, il maialino al miso).
A poche centinaia di metri da Nativo, il ristorante Vivace propone uovo, tortello con mascarpone e l’immancabile capretto.
Volando sui laghi troviamo Casa Leali, a Puegnago, che per la Pasqua ha scelto il menù alla carta senza piatti pasquali specifici a eccezione della colomba proposta tra i dessert.
Classico ma non troppo
Tra gli storici c’è il ristorante 19/60 di via Milano, che torna ad aprire a Pasqua dopo due anni in cui l’aveva saltata. «Il Covid e i suoi strascichi hanno contribuito a questa scelta – spiega il titolare e fondatore Gianpietro Godio – ma quest’anno abbiamo avuto diverse richieste, infatti siamo al completo, e per noi poter regalare una bella Pasqua ai nostri clienti è sempre motivo di gioia». Sui tavoli del 19/60 approderanno piatti della tradizione ma rivisitati sotto il punto di vista della tecnica, come asparagi scomposti e uova a 62 gradi, un cappelletto con tre tipi di impasto e il classico ripieno di cappone e un capretto in due versioni: disossato al forno oppure tradizionale a pezzi con una minestra di polenta.
A casa
Per chi cerca la tradizione e non vede l’ora di trascorrere una festività a tavola con parenti e amici, questa è la Pasqua perfetta. Con buona pace di chi, invece, aveva programmato un fine settimana fuori porta ed è stato deluso dalle previsioni. A questa categoria, però, rimane pur sempre l’opzione della festività casereccia, con griglia e forni che sfrigolano e la compagnia di chi, nel marasma delle giornate normali, è difficile incontrare.
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