Osterie d’Italia: a Brescia una nuova entrata, ma fuori La Madia di Brione
Cinque conferme, una nuova entrata e un’uscita eccellente. È questo il bilancio della ristorazione di Brescia nella nuova edizione di Osterie d’Italia, lo storico sussidiario del mangiarbere all'italiana. Delle 23 osterie lombarde con chiocciola, sei sono nella nostra provincia: Le Frise a Artogne, Tamì a Collio Val Trompia, Da Sapì a Esine, Antica Trattoria Piè del Dos a Gussago, Al Resù a Lozio e la new entry Finil del Pret a Comezzano-Cizzago.
Grande assente La Madia di Brione di Michele Valotti, che negli scorsi anni ha sempre primeggiato. L’organizzazione spiega: «La Madia è stata e continua a essere un modello e un esempio di coerenza, creatività e coraggio, a cui però la definizione di osteria, oggi, è un vestito troppo stretto per chi cerca con così tanta energia la libertà».
La presentazione
La guida è stato presentata oggi al Teatro Elfo Puccini di Milano e in libreria dal 25 ottobre, la 34esima edizione racconta la ristorazione italiana più autentica e di qualità. La nuova edizione raccoglie 1752 indirizzi di osterie, agriturismi, enoteche con cucina e ristoranti segnalati per la cucina territoriale, la rigorosa selezione degli ingredienti e il prezzo giusto. Oltre ai simboli e i riconoscimenti canonicamente assegnati alle osterie, di modo da offrire al lettore uno strumento per una conoscenza approfondita dell'offerta, per la prima volta i riconoscimenti storici della Chiocciole e della Bottiglia e il più recente Bere Bene (a riconoscere una selezione complessiva di bevande alcoliche e non, come birre artigianali, distillati, cocktail ma anche succhi, estratti e infusi scelti con attenzione e personalità) sono stati assegnati anche ai locali segnalati negli inserti, ovvero quei locali la cui offerta e impostazione sono interpreti di una tradizione gastronomica locale, rintracciabili esclusivamente nella regione di appartenenza.
In Lombardia
Non è eccessivo dire che questi locali si stanno dimostrando un’avanguardia colta e informale, e vale tanto per le nuove osterie quanto per quelle storiche che continuano a mantenere salda la propria identità, senza cedere alla pericolosa tentazione della nostalgia. Se lo scorso anno si sottolineava l’ottimo stato di salute delle montagne e delle vallate, quest’anno gran parte dei nuovi ingressi si concentrano, invece, nelle pianure, come a dire che quella brezza di cui sopra non ha confini ma soffia su tutto il territorio.
Molte luci, quindi, ma anche qualche ombra, due in particolare: da una parte le città, che continuano a non esprimersi in locali che dimostrino la stessa qualità che si trova in provincia; dall’altro i prezzi che, oltre a essere cresciuti un po’ ovunque negli ultimi due anni, restano in Lombardia tra i più alti della guida.
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