Cucina

Mettiamo più poesia nel bicchiere

La crisi sembra favorire i vini facili ed economici, ma il futuro è per i vini con più personalità. Anche l’abbandono dei rossi sta rientrando. ranciacorta al top, ma il Garda ha le promesse del Groppello.
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Il brutto momento del vino c'è. I vini che sembrano andare per la maggiore sono i prodotti commerciali che costano meno. Ma il futuro forse è diverso. Alessandro Santini, che è giovane, ma è anche di vecchia scuola, risponde con i piedi per terra. Pensa che i consumi sono in calo un po' per la crisi economica, ma soprattutto per colpa dell'etilometro. Non vede grosse prospettive a breve nei Paesi emergenti perché il vino, come gli alcolici, è pesantemente tassato. Pensa che si dovrebbe fare qualcosa per riportare in auge il vino quotidiano, anche se oggi ci si deve fermare ad un bicchiere. Il padre Fulvio vede inoltre una situazione di mercato un po' diversa da quella che sembra prevalente.
Alessandro: «Il futuro è dei vini con più personalità. La tendenza è per ora ristretta ad una minoranza di consumatori, ma questi cercano le differenze. E noi, grazie soprattutto alla diffusione della pressature soffice, le possiamo esaltare, Del resto il mondo è piccolo per cui ci conviene puntare su vini del territorio. Mettere più poesia nel bicchiere è l'idea che cerco di passare ai miei clienti».
Fulvio: «I vini più strutturati e più intensi stanno ancora facendosi valere nei confronti dei vini troppo facili. Faccio un esempio: fino a pochi anni fa con Minini si vendevano per l'80% vini rossi veneti poco impegnativi, oggi è esattamente il contrario e il mercato chiede vini degli Abruzzi, delle Puglie e soprattutto della Sicilia. Anche la caduta di preferenze per i rossi sta rientrando, c'è una richiesta più bilanciata. Certo, i giovani passano dalla coca alle bollicine e poi ai vini bianchi, ma poi arrivano ai vini più ampi e complessi . Vero che il prezzo fa premio, ma è anche vero che con sette euro si può bere un gran bene».

Anche Brescia è su questa strada?
Alessandro: «Brescia è sul tetto dell'enologia. La Franciacorta e la Lugana vanno bene e poi le difficoltà di mercato ci sono da tempo e Brescia ha sempre dovuto pedale. In qualche modo si è abituata alla crisi, ne uscirà».
Fulvio: «Anche il Garda ha grosse prospettive. Riducendo la produzione per ettaro si può fare dei vini importanti puntando sul Groppello, che ha dalla sua di essere molto caratteristico. Lo si può preferire giovane, come pensa qualcuno, ma può dare rossi davvero importanti e di grandi prospettive».

Che ne pensate delle nuove tecniche che ci danno l'impressione che il vino sia costruito?
Alessandro
: «La nuova scuola di pensiero ha esasperato il ruolo della cantina, ma il vino si fa in vigna, la cantina al più aiuta. Cosa non sempre facile. Un tempo il problema era quello di essere troppo bassi di alcol, oggi c'è problema opposto. Di certo si può dealcolare, ma meno si maltratta il vino meglio è. Molto meglio quindi anticipare la vendemmia raccogliendo comunque uve mature. Il problema tecnico è semmai quello di indovinare il momento ottimale che bilancia le due esigenze. Oggi il momento della vendemmia si è molto ristretto, spesso si deve decidere ed agire in pochi giorni».

C'è qualcosa di cui vi pentireste e altra che vi ha dato grandi soddisfazioni.
Alessandro: «In mio cruccio è non avere fatto esperienze all'estero. Quando mi sono diplomato, non s'usava e poi c'era il lavoro già avviato che premeva. Conosco le lingue per averle studiate a scuola. Oggi è un po' poco. Le più grandi soddisfazioni le ho avute a Provenza lavorando a fianco di Fabio Contato. L'aver partecipato alla nascita del primo Lugana da tre bicchieri mi riempie d'orgoglio. Ma forse la soddisfazione maggiore è vedere i tini dell'azienda che si vuotano velocemente, anche di questi tempi».

Gianmichele Portieri

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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