Cucina

Il Talento sbarca a Castenedolo

L'azienda Peri Bigogno ha aderito al rinnovato marchio delle bollicine che, per garantire al prodotto italiano uno spazio nel mercato mondiale, tende la mano anche al Franciacorta.
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Può sembrare persino una invasione di campo o, se volete, una provocazione. Il marchio Talento è sbarcato a Brescia, anzi a Castenedolo nella storica azienda Peri Bigogno, comunque nella provincia della Franciacorta.
Ma alla Franciacorta tende la mano fin d'ora: chi volesse già da subito usare il marchio Talento sulle bottiglie da esportare può farlo. Difficile che l'invito venga accolto, almeno per ora, ma l'idea di dare una denominazione unificante allo spumante italiano metodo classico (quello rifermentato in bottiglia) che è un puntino invisibile sul mercato globale, non è sbagliata. Ha solo il torto di essere partita male ed aver vissuto in confusione almeno fino al 2004 con il decreto 30 dicembre 2004 che ha istituito il marchio (pubblico) Talento. Ora però si ricomincia tutto da capo.
Un nuovo Talento
Dal 2009 esiste l'Istituto Talento Italiano e dal 24 maggio scorso c'è un nuovo decreto che azzera tutto è definisce il Talento Italiano in modo stringente. Poi l'Istituto del Talento ha un nuovo presidente giovane e grintoso che con gli affannosi pasticci del passato non ha nulla a che vedere, quanto meno per ragioni anagrafiche.
La tormentata vita delle aziende italiane che hanno creduto nel metodo classico, e lo chiamavano «métode champenoise», è cominciata quando i francesi dello Champagne sono riusciti a vietare quella denominazione. Però chiamare spumante le bollicine italiane di pregio non andava bene a nessuno. All'epoca lo spumante era solo l'Asti ed ora è Asti e Prosecco, due tipologie frizzanti rifermentate in autoclave.
Esperienze poco felici
Si è tentato con l'Istituto dello spumante classico, poi con l'infelice marchio Classimo comprendendo tutti i vini spumatizzabili. Si ricordi che in Italia sono 206 le Doc che prevedono la tipologia spumante. La Franciacorta è scappata inorridita ed ha tolto dalle etichette sia la parola spumante, sia il metodo ed ha fatto benissimo. Anche il Trentodoc è andato per la sua strada (più facile, è quasi tutto Ferrari). Il risultato però è che sul mercato mondiale ci sono 300 milioni di bottiglie di Champagne e 23 milioni di bottiglie di metodo classico italiano che per quasi la metà sono Franciacorta. Per vederle ci vuole un microscopio.
Un posto al sole
Il tema è ben conosciuto ai produttori franciacortini che da tempo pensano che sotto i 30 milioni di bottiglie è difficile farsi vedere. Ora la zona ha vigne per 20 milioni di bottiglie, ma non vuol farsi prendere da «ansia di prestazioni quantitative» come dice il presidente Zanella. Un Talento che può giocare fin da domani 23 milioni di bottiglie, può far comodo. Ed entro otto anni sarà davvero così.
A crederlo è Claudio Rizzoli, amministratore delegato della trentina Rotari e presidente dell'Istituto del Talento. Per ora il logo con la pupitre stilizzata sta soltanto su 3,5 milioni di bottiglie. Ma va ricordato che anche il Crémant francese, denominazione inventata per lo spumante francese non Champagne, è partito da numeri così e viaggia sui 60 milioni di bottiglie ed ha una immagine splendida (su tutti il Crémant d'Alsace).
A Palazzo Togni
Il messaggio forte di Rizzoli è caduto su una qualificata platea nel delizioso cortine di palazzo Togni di Castenedolo dove ha sede l'azienda Peri Bigogno che ha aderito al progetto Talento (quello nuovo e serio) per ora con 5mila bottiglie che rispondono alle caratteristiche pretese dal disciplinare, ma è solo l'inizio. Va ricordato che il Talento «serio» è solo brut (massimo 12 grammi litro), prodotto con sole uve Chardonnay, Pinot bianco e Pinot nero prodotte in zone Doc, infine tenuto sui leviti per almeno 15 mesi.
L'eccellenza del «46»
Il Talento Peri Bigogno fa di meglio: è Chardonnay al 100%, affinato almeno 24 mesi ed ha nel «46» (46 mesi sui lieviti e 1946 anno di fondazione dell'azienda) una punta di eleganza e di stoffa che non è da tutti, nemmeno in Franciacorta. Le uve vengono dalle zone Doc Capriano del Colle o Garda, perché la collina di Castenedolo è solo Igt.
Però l'azienda fondata da Maria Bigogno ed oggi gestita con il marito Mario Peri e soprattutto con il figlio Andrea produce spumante da 25 anni e vino, soprattutto rosso, da molto di più. La notorietà gli è arrisa quando è diventata la prima azienda a produrre un vino a Denominazione Comunale (auspice il grande indimenticato Gino Veronelli).
Oggi riparte da 50mila bottiglie con una idea sintetizzata da Mario Peri: essere piccoli e fare da soli non è bello, è solo difficile. Tanto più, come accade, se si esporta fino negli Usa. Occorre fare rete e alla svelta. Senza dimenticare radici e territorio, come ha ricordato il presidente della Strada del vino Colli dei Longobardi il cui maggior cruccio è il mancato ritrovamento della tomba di Ermengarda.
Il ruolo dei ristoratori
Partendo magari dai ristoratori che sono, come ha testimoniato Emilio Zanola patron del tempio dello spiedo a Serle, un nodo critico per portare le bollicine a tutto pasto. Andra Peri però insiste e propone una serie di incontri con il Talento Peri all'aperitivo o a tutto pasto. C'è una occasione ogni venerdì, a partire da ieri 10 settembre fino a fine ottobre. I dettagli li trovate nel sito bigogno.com. Magari si sfata qualche luogo comune.
Gianmichele Portieri

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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