Il Botticino doc compie 50 anni e punta sempre più sull’export
Si dice che il vino, più invecchi, più diventi buono. Per il Botticino la regola non fa eccezione, tutt’altro. La Doc che prende robustezza e profumo tra le colline della Valverde, celebra il suo mezzo secolo di vita sfogliando un album di fotografie e aneddoti che ne certificano la crescita e la maturazione, dal punto di vista anagrafico, ma soprattutto qualitativo.
Così, quella che di fatto, oltre ad essere tra le prime Doc nate in Italia, nel 1968, è anche tra le più piccole del Belpaese con i suoi 30 ettari, si gode la propria storia. «Tracce delle prime coltivazioni di uve - ricorda Claudio Franzoni, produttore e presidente del Consorzio del Botticino Doc - vi sono già 2000 anni prima di Cristo, in contemporanea alla cavazione del marmo. L’affermazione del vino si deve a tempi più recenti, seguiti all’inquadramento di legge che, nel 1968, ha visto il nostro rosso registrato come 23esima Doc in Italia, e la zona riconosciuta come capace di dare vini di qualità».
Da quel momento, il cammino è stato un crescendo, e quello che, proprio allora Luigi Veronelli, precursore delle guide enogastronomiche, definì il Barolo di Lombardia, si è imposto ai palati per la grande finezza e la mineralità: «La fortuna di avere un territorio calcareo per il marmo, e di godere del particolare microclima che qui si crea per la presenza di montagne e colline - continua il presidente Franzoni - si unisce alla bravura nel lavorare il prodotto al meglio. Gli ultimi 20 anni hanno visto tutti i produttori (si parla di 17 aziende, 14 delle quali associate al consorzio, ndr) fare investimenti importanti, per un’innovazione che non ha mai messo da parte la tradizione».
Ecco quindi che il nettare, che nasce dall’uvaggio di Barbera, Marzemino, Sangiovese e Schiava Gentile, non solo riempie i bicchieri delle tavole di casa nostra, ma sempre più stuzzica il gusto estero. All’estero. «Per il Botticino - conferma Franzoni - sta aumentando l’export, oggi al 15 per cento. C’è una maggior consapevolezza del cliente che cerca le piccole chicche di cui l’Italia è ricca, e l’interesse si sta riscontrando soprattutto da Stati Uniti e, ora, anche dal mercato asiatico, con il traino che arriva proprio da fuori e che potrebbe essere una svolta per la zona». Vendemmia al top. Di sicuro la Doc, per i suoi 50 anni, ha avuto in regalo una vendemmia destinata agli annali: «Interessante dal punto di vista produttivo, per quello qualitativo è senza dubbio eccezionale - spiega Franzoni - e quando, tra un anno e mezzo, due anni circa, cominceremo a stappare le prime bottiglie potremo aver ancor più consapevolezza di ciò».
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