Federico e Daniele: il Duo di San Felice
Ex colleghi, diventati amici e, infine, soci. Sono il 27enne Federico Pelizzari e il 33enne Daniele Ghidini, nati a Brescia, ma ormai figli della grande madre Valtenesi che li ha adottati dando loro nuovi natali lavorativi.
I due, infatti, conducono da aprile Duo, cucina da bere, il loro primo ristorante a San Felice del Benaco che, nel nome, porta l'essenza della proposta dal sapore internazionale. Ristorante sì - ed è la prima anima -, ma pure cocktail bar - seconda faccia della stessa medaglia - dove fermarsi per un aperitivo e qualche preparazione in abbinata o dove approdare dopo aver già cenato e provare qualche miscelato.
Vale anche il percorso completo, naturalmente, in cui la strada da coprire è quella che dista dal locale bar a quello ristorante: anch'esso ampio, affacciato sui rigogliosi esterni. Anche qui torna il motivo del duo: due sale per una quarantina di coperti, collegate, simmetriche, in assonanza d'arredo, ma in contrasto cromatico: da una parte è il rosso a dominare - in onore dei capelli di Daniele - dall'altro il verde - tinta favorita di Federico - si dirama sulle pareti in una tappezzeria dal richiamo jungle. Un connubio che presenzia anche nel simbolo grafico che i due portano ricamato sulla giacca da chef: un semicerchio verde che si specchia nel corrispettivo rosso a formare una circonferenza perfetta.
«Abbiamo frequentato entrambi il Mategna, in anni differenti, la cucina ci ha unito idealmente fin dai banchi di scuola» racconta il più giovane dei due che ha respirato i vapori delle cucine fin da bambino. «Mio padre ha fatto questo stesso lavoro e ricordo che per accedere al nostro appartamento si doveva passare proprio dalla cucina». E, per ennesimo intreccio del destino, proprio nel ristorante del papà di Federico, Daniele fa l'esperienza del primo stage ai fornelli.
Chi decide che fare il cuoco sarà il mestiere della vita sa che prima o poi arriva il momento della grande chiamata. Quella che arriva dal desiderio di avere un luogo da plasmare secondo la propria identià. «Così è stato anche per noi. Dopo qualche anno passato insieme a lavorare in un ristorante di Salò abbiamo iniziato a scherzare sull'idea di aprire qualcosa di nostro. Poi lo scherzo è diventato qualcosa di sempre più serio, finché: eccoci qui». A dare ali economiche ai loro intendimenti è il terzo socio: Caterina Baresi, mamma di Federico. «Ha creduto nella nostra proposta e ci ha permesso di realizzare questo sogno».
I due lavorano fianco a fianco in cucina proponendo piatti dalle radici familiari, ma rivitalizzati da tecniche e gusti contemporanei, con lampi fusion. «Ci piace raccontare il presente ricordandoci delle nostre nonne. Questo è un po' il concetto, ad esempio dei nostri spaghettoni burro e salvia con faraona. Abbiniamo i nostri gusti, la nostra idea di cucina a quella della ricerca di qualità e stagionalità dei prodotti. Se poi dovessimo scegliere un maestro per noi non può essere che Riccardo Camanini, ormai faro indiscusso per chi si avventura sulla via della ristorazione».
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