Cucina

Dal laboratorio di LieVita esce «Babao», il babà... al pirlo

Lo chef Stefano Mingardi della pasticceria sociale del Villaggio Sereno ha creato il dolce per omaggiare l'anno della cultura
  • Babao, il babà al pirlo di LieVita
    Babao, il babà al pirlo di LieVita
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    Babao, il babà al pirlo di LieVita
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Cosa c’è di più bresciano del pirlo e della parola Babao? Per festeggiare l’evento di Brescia e Bergamo Capitale della cultura che sta portando molti a scoprire quelle che, fino a pochi decenni fa, erano due città conosciute per le industrie e l’abilità dei muratori, LieVita, la pasticceria sociale del Villaggio Sereno, in città, ha sfornato un nuovo dolce che porta subito il sorriso: si chiama «Babao» ed è un babà al pirlo in vasocottura. E così Brescia-Bergamo diventano anche capitale dolce, ma passando per Napoli.

Il dolce

«Il babà è un dolce che piace molto ai bresciani - spiega il pasticciere Stefano Mingardi -, ma lo abbiamo "brescianizzato" con una bagna, invece che al rum, al pirlo, con sciroppo di zucchero, vino bianco frizzante e Campari». Una creazione, uscita da solo una settimana dal laboratorio di via Quinta, sta riscuotendo un certo successo. Ma come nasce? «Viene creato un impasto classico per i babà - continua Mingardi - che viene cotto in un vaso di vetro. Dopo la cottura deve riposare una notte in cella frigorifera. Il giorno dopo viene inzuppato con la bagna al pirlo, sigillato e rimesso in forno per creare il sottovuoto. Quando si apre, dopo aver tolto le clip, il babà assorbe il liquido in sospensione e in una decina di minuti è pronto per essere gustato. Si può staccare dai bordi e servirlo in un piatto (la porzione è almeno da 4) oppure, se si ha molto appetito o si è molto golosi, si può mangiare direttamente dal vasetto. Da soli».

Il nome, lo si diceva, fa subito sorridere, una scelta venuta naturale per via del gioco di parole con babà, «ma anche perché - scherza Mingardi - quando si beve il pirlo si fa un po’ il babao (sciocco in bresciano)».  

Un’altra particolarità di Babao è il suo contenitore, un vaso completamente in vetro, coperchio compreso: questo permette di riutilizzarlo per una conserva o una confettura fatte in casa o per cucinarci una pietanza, ovviamente in vasocottura.

La preparazione di Babao   © www.giornaledibrescia.it
La preparazione di Babao © www.giornaledibrescia.it

La pasticceria

Mingardi è arrivato alla pasticceria LieVita nel giugno 2021, entrando non solo in un nuovo laboratorio, ma sposando anche una filosofia di vita. LieVita infatti è sì un luogo dove mangiare un buon cornetto accompagnato da caffè o cappuccio, fare un aperitivo, o acquistare paste e torte, ma è anche un «progetto sociale» della cooperativa «La Rondine» di Mazzano che si occupa di disabilità.

Qui lavorano disabili, in laboratorio, attraverso la formula dello stage, e nella caffetteria: «una sfida nella sfida - spiega Andrea Pluda, coordinatore di LieVita -, non c’è solo il lavoro, ma anche arrivare sul posto di lavoro fa parte dell’acquisizione dell’autonomia. Noi siamo un contesto protetto, di valorizzazione e di inclusione». E i proventi, poi, ritornano in cooperativa, per finanziare le numerose attività.

L’anno scorso, poi, LieVita è entrata nel circuito «Brescia Buona», rete formata da dieci cooperative sociali attive nell’ambito dell’accoglienza e della ristorazione solidale.

LieVita, la pasticceria di via Quinta al Villaggio Sereno © www.giornaledibrescia.it
LieVita, la pasticceria di via Quinta al Villaggio Sereno © www.giornaledibrescia.it

«Per me è una crescita personale - aggiunge il pasticciere - ti devi mettere in gioco per lavorare con i diversamente abili, ci vuole un approccio diverso, trovare un punto di comunicazione. Quando poi si trova è una grande soddisfazione, come vedere l’entusiasmo nei ragazzi e sentire i ringraziamenti dei genitori che li vedono così soddisfatti». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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