Cucina

Contro il caldo trionfa l'anguria, fonte naturale di benessere

Il frutto dell'estate per eccellenza è dissetante e rinfrescante, ma pure una cassaforte di energia. E si abbina con gusto ai crostacei
Anguria - © www.giornaledibrescia.it
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Sale la colinnina di mercurio e l'afa si fa insopportabile? Combattetela con una fresca fetta d'anguria, rimedio antico caro alla società contadina priva di frigo e freezer, ma che si rivela confortante anche oggi. Perchè è immediata la sensazione di benessere che regala ogni suo boccone appena tagliato, anche solo dopo aver lasciato il frutto intero nell'acqua con qualche cubetto di ghiaccio.

Basteebbe questo a inserirla di gran carriera nella dispensa di Stagioni in tavol@, ma, conoscendola un po' meglio, abbondano i motivi salutari per consumarla proprio durante il picco del peiodo estivo, quando è pure al meglio la sua maturazione financo nelle aree settentrionali del nostro Paese e, in particolare, in Lombardia ed Emilia Romagna.

Sono purtroppo assai diminuite e quasi sparite le antiche 'melonere' che punteggiavano gli angoli delle strade anche nel Bresciano e dove mani esperte sapevano scegliere e servire il frutto migliore, ma pochi consigli possono aiutare al mercato così come la lunga presenza in cucina ne ha suggerito un uso fantasioso, anche con ricette salate e senza spreco.

C'è chi la chiama cocomero, chi melone d'acqua, chi in mille altri modi, spesso solo regionali o locali, ma per noi breciani è soltanto e sempre anguria, riprendendo, non senza fondate argomentazioni botaniche, un nome dalla radice orientale che si è andato diffondendo in Italia sul finire dell'epoca imperiale romana. 

IL PARERE DELL'ESPERTO.Frutto originario dell'Africa, l'anguria è arrivata nel nostro Paese in epoche molto remote. Il suo viaggio è iniziato probabilmente in Sudan o forse iù a Occidente, ma non in Sudarica come si è creduto per molto tempo. Poi forse seguendo il corso del Nilo è giunto in Egitto, dov'era già apprezzato dai faraoni più di 4 millenni fa, come testimoniano alcuni disegni ritrovati nelle tombe. 

In questo lunto cammino, grazie a selezioni favorite dall'uomo, si è trasformato da un frutto a polpa bianca, com'era probabilmente nell'origine naturale e selvatica, nell'attuale leccornia a polpa rossa che tutti conosciamo.

E' il frutto del'estate per eccellenza non solo perchè matura al meglio, alle nostre latuitudini, proprio al culmine di questa stagione, ma perchè ha proprietà dissetanti e rinfrescanti di immediata evidenza giacchè è costituti per circa il 92% d'acqua e per la gran parte della rimanenza di zuccheri.

Ma mangiare una fetta d'anguria non è come bere un bicchier d'acqua, bensì molto, molto  più. Come dicevano i nostri nonni con l'anguria si beve mangiando e si introducono nel nostro organismo numerosi preziosi elementi che contribuiscono efficacemente all nostra sensazione di benessere.

Ci sono innanzitutto le vitamine A, C e B6 che, combinata al magnesio contenuto nel frutto con potassio e fosforo, fornisce una carica energetica supplementare, mentre il licopene (all'origine del colore rosso della polpa), presente in quantità ancor maggiore che nel pomodoro, ha effetti antiossidenti e antinfiammatori conclamnati.

La citrulina diluita nel suo succo è poi d'aiuto nel ridurre il colesterolo cattivo e dunque nel preservare il cuore dai più comuni problemi, mentre altri elementi favoriscono lo stimolo della seratonina ed il sonno

E i benefici non si limitano alla polpa, ma includono pure i semi che andrebbetro mangiati anch'essi (tranne per chi soffre di diverticolite) vista la quantità di vitamine e fibre che  apportano, favorendo pure una corretta digestione.

Poche le controindicazioni: ovvia quella per i diabetici, vista la quota di zuccheri presente, meno nota quella per chi sofre di gastriti e colite, mentre deve consumarla con moderazione anche chi avverte una certa difficoltà a digerirla poichè probabilmente significa che la gran quantità d'acqua dell'anguria finisce in alcuni soggetti per diluire un po' troppo i suoi succhi gastrici.

LA RICETTA. Scontato il piacere d'una fetta fresca ad ogni ora del giorno, soprattutto nelle ore più calde, così come il facile inserimento nelle macedonie o la trasformazione della abbondante e conveniente offerta estiva per realizzare confetture, così come l'alta gastronomia ci ha abituato a vederla come gustosa gelatina e persino in sottaceto con l'uso estroso e antispreco delle bucce.

Si va diffondendo anche nelle insalate in abbinamento a pomodori, cetrioli, tenere verdure in foglia e formaggi freschi come i nostri Primo sale e Fiordilatte o il greco Feta. Ma la nostra proposta di oggi, l'abbinamento dell'anguria ai crostacei e ad altre verdure in facili stuzzichini, fa un ulterioore piccolo passo avanti assolutamente sfizioso.

Il gioco dei sapori passa qui da un dolce su dolce con gradazioni diverse che può essere di grande effetto soprattutto in antipasto, ma può pure divenire uno snack originale per 'chiudere il buco' a mezzogiorno in una pausa durante una giornata in spiaggia.

Al mercato comprate l'anguria cercando il frutto migliore anche, secondo antica usanza, battendolo con le nocche per sentire il classico rumore di vuoto segno di perfetta maturazione.

Una volta a casa, riponete l'anguria in frigorifero per almeno un'ora, e poi prendete i crostacei, gamberi o scampi che siano, togliete testa e carapace (eliminate con uno stuzzicadenti il filo nero del condotto digerente) e fateli saltare velocemente in padella con poco olio e con le gocce di sapore ottenute schiacciando le teste.Quindi tagliateli a pezzi e metteteli sulla carta assorbente dopo averli salati e pepati a dovere.

Pulite infine l'anguria, togliendo la buccia e la parte bianca, e ricavate dei dadoni oppure delle sfere con l'apposito scavino senza preoccuparvi della presenza dei semi e create degli spiedini utilizzando dei lunghi bastoncini appuntiti di legno e alternando i crostacei all'anguria e magari a qualche fettina di peperone giallo o di sedano che, oltre all'effetto cromattico, aggiungeranno pure varietà al gusto d'ogni boccone.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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