Addio al pane scongelato spacciato per fresco
Il pane fresco è quello preparato in poche ore, dall’impasto alla cottura, e che in poche ore viene venduto. Quello scongelato e poi cotto non è pane fresco.
La differenza è sostanziale, ma dal 2006 - momento dell’entrata in vigore del Decreto Bersani sulle liberalizzazioni - questa differenza è diventata invisibile a tutti gli occhi meno esperti.
«Così - come spiega il presidente del Sindacato panificatori di Brescia Francesco Mensi - milioni di persone in Italia hanno iniziato a comperare il pane senza più sapere se era fresco o impastato chissà quando, magari anche mesi prima, e poi congelato, scongelato e cotto».
Da questo mercoledì far comprendere ai clienti la distinzione tra fresco e non fresco torna obbligatorio per legge, con l’emanazione del Decreto interministeriale 131.
I panifici e rivendite avranno l’obbligo di porre in vendita il pane con una dicitura aggiuntiva che ne evidenzi il metodo di conservazione utilizzato, per esempio «congelato», «precotto surgelato», «in atmosfera modificata».
La distinzione riguarderà anche quel pane per cui sarà usato un metodo di conservazione durante la sua preparazione o nell’arco del processo produttivo, che dovrà essere esposto in scomparti appositamente riservati.
«Ciò non significa che la gente non possa continuare ad acquistare quello conservato - ha ricordato Mensi - però deve saperlo».
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