Visita a Canton Mombello: «Per la Lega il carcere va chiuso»
«L’obiettivo della Lega rimane quello della chiusura di Canton Mombello. Van bene i lavori di sistemazione, che andavano fatti già dieci anni fa, ma dopo aver costruito il nuovo padiglione di Verziano, il “Nerio Fischione” va chiuso».
Visita in carcere questa mattina per alcuni rappresentanti del Carroccio, che accompagnati dalla direttrice del penitenziario, Francesca Paola Lucrezi, hanno verificato di persona le condizioni fatiscenti del carcere cittadino. Con Simona Bordonali, deputata bresciana della Lega, c’era un collega della Camera, Luca Toccalini, l’eurodeputata Isabella Tovaglieri, e Antonio Felloni, coordinatore nazionale Dipartimento carceri e polizia penitenziaria del Carroccio.
Le dichiarazioni di Simona Bordonali
«La situazione all’interno di Canton Mombello – ha chiarito Bordonali – non può più andare avanti così. Grazie al lavoro del ministro Matteo Salvini, che ha sbloccato i fondi, c’è un progetto esecutivo per la realizzazione del nuovo padiglione di Verziano. Questo ci darà la possibilità di recuperare 348 nuovi posti, che uniti ai 100 che già ci sono, serviranno ad ospitare l’intera popolazione carceraria di Brescia in condizioni umane».
Anche per gli esponenti della Lega, dunque, Canton Mombello non ha più le condizioni per rimanere aperto, («andrebbe abbattuto e ricostruito» ha spiegato Bordonali), ma non è neanche immaginabile che si possa chiudere prima di aver realizzato la nuova ala del carcere alla periferia sud di Brescia. «Per questo – ha continuato Bordonali – ben vengano i lavori di sistemazione che, ci ha detto la direttrice, dovrebbero partire a breve, ma che sono solo un palliativo per andare avanti ancora un po’ prima della chiusura definitiva».
Condizioni critiche anche per detenuti e agenti
In delegazione anche Antonio Fellone, che conosce bene la realtà del carcere, in quanto membro della polizia penitenziaria. «La volontà di tutti noi – ha detto – è che questa struttura sia chiusa. Lo dico in primis per i miei colleghi che lavorano in condizioni assurde in una struttura obsoleta. Poi abbiamo una tipologia di detenuti molto diversa rispetto a qualche anno fa, che non rispettano le regole e si lasciano andare spesso ad aggressioni fisiche e verbali».
All’interno del carcere oggi ci sono «tra i 380 e i 400 detenuti», di varie etnie e con problemi spesso di tossicodipendenza e di problemi psichici. «I benpensanti di sinistra che vogliono le celle aperte – ha affermato Tovaglieri – devono capire che ci sono persone alle quali è impossibile applicare la funzione rieducativa della pena. Il nostro obiettivo oggi era portare la solidarietà a chi lavora in carcere e conoscere da vicino una situazione molto complicata dove sicuramente l’immigrazione soprattutto irregolare è una delle principali cause di disordini all’interno delle carceri».
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