Violenza sulle donne, «i pericoli maggiori arrivano da casa»
Nell’80% dei casi la violenza contro le donne ha le chiavi di casa. I maltrattamenti, la violenza psicologica, i femminicidi hanno nomi e cognomi di compagni, mariti, fidanzati, ex fidanzati. «Dall’inizio di quest’anno sono state uccise più di novanta donne» ha ricordato Rossella, studentessa, parlando all’iniziativa transgenerazionale in vista della Giornata contro la violenza sulle donne organizzata in via Dieci giornate. A parlare donne delle istituzioni e dei centri antiviolenza, ma anche ragazzi e ragazze con l’obiettivo di portare la lotta contro la violenza sulle donne tra le generazioni.
La «rete» a Brescia
Purtroppo anche Brescia non è immune da episodi di violenza contro le donne. «Ma abbiamo una rete importante per il contrasto alla violenza di cui il Comune di Brescia è capofila – ha detto la sindaca, Laura Castelletti –. I femminicidi di Giulia Cecchettin e di Giada Zanola hanno segnato una sorta di spartiacque. Perché ci hanno detto in modo chiaro e preciso che a uccidere sono stati ragazzi comuni. Sono in aumento le denunce ma purtroppo anche i casi. Questo vuol dire che dobbiamo lavorare ancora di più». Anna Frattini è l’assessore con delega alle Pari Opportunità: «Non ci stiamo chiedendo cosa cambiare, ma come – ha sottolineato –. La violenza patriarcale è sistemica».
I numeri
Il 65% delle donne che si è rivolto al centro antiviolenze Casa delle donne è italiana. Il che significa che il fenomeno è per la maggior parte di casa nostra. Maria Sole Bannò, presidente della Commissione Pari Opportunità della Loggia ha spiegato che «tre sono le parole chiave del nostro impegno: unione, cultura e uomini. Unite siamo più forti. Dobbiamo cambiare la cultura. La violenza contro le donne è un sistema costruito su potere, prevaricazione e violenza. È una patologia sociale che spesso trasforma la gerarchia in oppressione. Dobbiamo cambiarlo assieme, uomini e donne». E Lorenzo, studente della Cattolica, ha voluto ribadire che «anche gli uomini devono portare avanti la battaglia».
La psicologa Chiara Rossi, collabora con il centro antiviolenza Butterfly che nel 2024 ha avuto 232 contatti telefonici, accolto 80 donne, e attualmente ha 162 prese in carico. «Le schede di intervento sono state 105 – ha aggiunto la Rossi –. Le donne nelle strutture di accoglienza 41 e i minori 49».
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