Violenza di genere: nel Bresciano più di 2mila codici rossi nel 2024

Paola Gregorio
Lo hanno fatto sapere le autorità durante il workshop sulla prevenzione della violenza di genere ospitato all’auditorium del Leonardo in via Balestrieri, in vista del 25 novembre
  • Il worshop sulla prevenzione della violenza di genere
    Il worshop sulla prevenzione della violenza di genere - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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    Il worshop sulla prevenzione della violenza di genere - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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I fascicoli aperti dalla Questura per istanze e procedimenti per violenza domestica e atti persecutori nella nostra provincia quest’anno sono stati più di duecento. Cinquanta invece gli ammonimenti decisi dal questore. Sia le istanze, che possono essere per denuncia o d’ufficio – su segnalazione ad esempio dei Carabinieri – che gli ammonimenti sono quasi raddoppiati rispetto al 2023 e non solo perché i casi di violenza di genere purtroppo sono sempre tanti, troppi.

Denunce in aumento

Le donne infatti hanno acquisito maggiore consapevolezza e denunciano di più. Inoltre, la legge Roccella del 2023 ha ampliato il novero dei reati che rientrano nella violenza domestica.

C’è però un altro dato che preoccupa: tra gli ammonimenti alcuni hanno coinvolto uomini giovanissimi, spesso con un vissuto problematico. E tra le vicende di violenza domestica o nei confronti delle donne di cui le forze dell’ordine vengono a conoscenza i giovani coinvolti sono sempre di più.

Codici rossi

Un quadro complessivo confermato anche dai casi di Codice rosso: nel 2024 nel Bresciano sono stati oltre duemila. «Un dato mai raggiunto negli anni precedenti, anche perché le donne denunciano di più», ha detto il questore Eugenio Spina intervenendo al workshop sulla prevenzione della violenza di genere ospitato all’auditorium del Leonardo in via Balestrieri. Ad ascoltare c’erano cinquecento studenti.

«Crediamo tantissimo nella prevenzione e nell’educazione alla legalità», ha aggiunto il questore.

Le storie

Ma sono le storie che più di ogni altra possono far riflettere. Come quelle raccontate da Francesca Pollonara, ispettore della Polizia di Stato della Divisione anticrimine, e dal maresciallo capo e comandante della stazione dei Carabinieri di Cedegolo, Elisa Belotti. «Mi sono occupata di un caso di reiterati atti di violenza domestica in ambito familiare anche alla presenza dei figli – ha raccontato Pollonara –.  La donna a un certo punto decide di dire basta e mette il compagno e padre dei suoi figli alla porta. Lui torna in maniera insistente. Lei non cambia idea. L’anello debole, spesso, nell’attività preventiva e nei nostri interventi  sono infatti le donne che tornano indietro pensando che l’uomo possa cambiare».

«Siamo intervenuti in un caso che all’inizio sembrava l’aggressione di un ex marito nei confronti della ex moglie – ha ricostruito quindi Belotti –. In realtà era un atto intimidatorio dell’ex marito rivolto al nuovo compagno della donna che la stava maltrattano. La donna poi si è convinta a sporgere querela. L’ex compagno è stato denunciato per atti persecutori e diffusione di immagini sessualmente esplicite». 

Prevenzione e consapevolezza

Prevenzione e consapevolezza sono parole chiave come ha sottolineato anche il comandante provinciale dei Carabinieri, Vittorio Fragalà. Il vice questore Carmelo Alba, dirigente della Divisione Polizia anticrimine, ha ricordato che tra gli strumenti preventivi c’è proprio l’ammonimento.

«La persona – l’uomo, il compagno, il fidanzato della donna – viene convocata. Si chiarisce che quel che sta avvenendo all’interno della coppia è noto alle forze dell’ordine. Lo si invita anche a rivolgersi ai servizi che possono aiutarlo a superare il problema. Dal 2017 è possibile segnalare al questore anche gli atti di bullismo e può scattare l'ammonimento».

Sono ancora però troppe le donne che non denunciano. Perché, come ha detto il tenente colonnello Francesco Tocci, comandante del Reparto operativo dei Carabinieri di Brescia, «la violenza di genere è un insieme di reati molto insidiosa. La vittima spesso sperimenta vergogna e ritrosia nel denunciare».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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