Violenza di genere, ancora tante richieste d’aiuto: 77 da gennaio

Paola Gregorio
È quanto emerge dai dati forniti dal Centro antiviolenza Butterfly, che attualmente sta seguendo 122 donne in totale
La violenza di genere non diminuisce
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Le chiamate al centro antiviolenza sono ancora tante. Lo dicono i numeri del Centro antiviolenza Butterfly. Da gennaio ci sono già state 77 chiamate, con una quarantina di prese in carico.

«Questo significa che purtroppo i casi di violenza sono ancora tanti ma anche che è aumentata la consapevolezza delle donne» dice Roberta Leviani, responsabile del centro raccontando con Moira Ottelli, presidente della Cooperativa Butterfly, alla commissione Servizi Sociali, riunitasi proprio al Centro, l'attività di Butterfly.

I dati

La Cooperativa che sostiene e accoglie le vittime di maltrattamenti, è nata nel 2018 e fa parte della Rete antiviolenza del Comune di Brescia. Nel 2023 ci sono state 120 chiamate di cui 80 prese in carico. Dal primo gennaio 77 chiamate e quaranta prese un carico. In tutto il Centro sta seguendo ora centoventidue donne. La Cooperativa gestisce anche il servizio di emergenza H24, ovvero chiamate attivate da presidi come pronto soccorso, forze dell’ordine, servizi sociali: nel 2023 gli interventi sono stati 124 e quest'anno si è arrivati a cinquantotto. Venticinque sono le donne collocate, con trenta minori.

«Il dato negativo è che ci sono parecchie chiamate e tante sono le donne che non trovano aiuto nella rete familiare, con minori che assistono alla violenza» sottolinea Ottelli. L’80 per cento delle donne che si rivolgono al centro è di nazionalità italiana, nelle case rifugio il 50 per cento. Ci sono perciò anche donne straniere. La Cooperativa gestisce anche quattro case rifugio: una struttura di emergenza, due case rifugio di primo livello e una di secondo livello. Il periodo medio di permanenza è dai sei - sette mesi all'anno.

Approccio

L’approccio di Butterfly è assistere e accompagnare la donna fino all’affrancamento dalla violenza. «I percorsi per arrivare alla consapevolezza, all’elaborazione del trauma, e infine all’affrancamento sono lunghi» spiega Ottelli. Le risorse del Comune e i fondi regionali coprono il 70 per cento delle spese dei centri. Per le case rifugio i Comuni di residenza delle donne compartecipano ai costi. L’assessore alle Pari Opportunità, Anna Frattini, ha ricordato: «Nella delibera sulle tariffe abbiamo aggiunto che i figli minori di donne vittime di violenza hanno la gratuità nei nostri servizi. Siamo in contatto stretto anche con alcuni istituti che accolgono minori e cerchiamo di agevolare bambini e ragazzi nella frequentazione dei Cre. Attraverso la Rete antiviolenza abbiamo un lavoro costante con Butterfly e Casa delle donne. Stiamo lavorando per fare una formazione ad hoc per commercianti ed esercenti non solo della città. Crediamo che possano fungere da sentinella».

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