È iniziato il Vinitaly, i produttori bresciani lanciano la sfida ai dazi

Anita Loriana Ronchi
Preoccupati per le tariffe imposte da Trump le cantine del territorio confidano nella qualità del prodotto
Loading video...
Vinitaly al via per 100 cantine bresciane
AA

Un brindisi al futuro di un’eccellenza made in Italy, alla sua qualità e a suoi valori, che, al di là dei fattori contingenti, continua a parlare di territorio, bellezza, profumi e colori. È stato un debutto spumeggiante per Vinitaly 2025, che ha aperto i battenti ieri a fiera Verona con un centinaio di realtà bresciane fra cantine, consorzi, associazioni.

Alla prima giornata della 57esima edizione del Salone internazionale del vino e dei distillati è stata registrata un’elevatissima affluenza: capannelli fermi alle degustazioni e una folla che si è snodata fin dalla prima mattinata fra i 18 padiglioni con 4.000 aziende in vetrina, migliaia di operatori dall’Italia e da 140 nazioni.

Dazi e pensieri

A Vinitaly si respira dunque un clima di ottimismo, frammisto agli inebrianti effluvi di rossi, bianchi, rosé. Anche se non mancano i timori per il contesto geopolitico, i cui riflessi si sono riversati sul mercato domestico. A lanciare l’allarme è Coldiretti. L’associazione dei coltivatori segnala il rischio che, in virtù del calo medio del 20%, le perdite possano arrivare a 390 milioni di euro. Il vino lombardo è in «controtendenza», ha rimarcato al taglio del nastro in Palaexpo Lombardia l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessandro Beduschi. E ha sottolineato: «Il nostro comparto vitivinicolo sta sprigionando una qualità e un talento che fanno la differenza. Certo i dazi preoccupano, ma dalla recente trasferta negli Stati Uniti abbiamo percepito che la nostra offerta viene percepita come unica e irripetibile. Crediamo che la nostra reputazione potrà salvaguardarci da sorprese negative».

Intervenuti anche l’assessore all’Ambiente, Giorgio Maione e la presidente di Ascovilo (presente con i suoi 13 consorzi e una «lounge» dedicata), Giovanna Prandini, la quale ricorda che oltre l’80% dei vini della regione è a denominazione di qualità. Vero è che il comparto viene da annate difficili dal punto di vista meteorologico e che, oltre ai nuovi vincoli commerciali, ha pesato una certa «narrazione che ha colpevolizzato il vino», come si è riscontrato anche «in una interpretazione non corretta del nuovo Codice della strada». Occorre ora, sottolinea Prandini, intensificare gli sforzi «sugli aspetti qualitativi, sulla trasparenza e sulla comunicazione».

Dal Mondo

Un elemento rassicurante è la partecipazione, altissima quest’anno, dei buyer internazionali (compresi gli oltre 3mila americani). Al Consorzio Franciacorta, il presidente Silvano Brescianini osserva: «Negli Stati Uniti facciamo circa il 12% di export, ma resta un mercato importante; l’introduzione di dazi potrebbe compromettere le vendite e, di conseguenza, danneggiare anche l’esperienza dei wine lovers, ma dobbiamo aspettare se effettivamente verranno confermati con queste modalità e mantenere una forte presenza sui media per tutelare il nostro settore».

Per Juri Pagani, coordinatore del Consorzio Valtènesi, «essendo gli Usa il nostro secondo mercato di esportazione (dopo la Germania), anche se per volumi piccoli, la cosa non ci lascia tranquilli e dovremo fare una serie di considerazioni, affinché i rincari non rischino di portare fuori prezzo i prodotti. Una soluzione è che la politica ci aiuti a trovare nuovi mercati». La parola «dazio» si traduce in «incertezza», rileva Fabio Zenato, presidente Consorzio Tutela Lugana: «Confido tuttavia nel lavoro della diplomazia, considerato che queste misure avranno effetti pure per l’agrifood americano. Dobbiamo considerare quelle attuali come sfide per incentivare la nostra professionalità».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@Economia & Lavoro

Storie e notizie di aziende, startup, imprese, ma anche di lavoro e opportunità di impiego a Brescia e dintorni.