Aumentare i vigneti? In Lugana non serve, in Valtenesi ci si pensa
È uno dei vini bianchi più richiesti, in Italia e soprattutto all’estero, ma – a differenza della Franciacorta – non sente la necessità di espandere i propri vigneti. O meglio, una piccola percentuale di crescita in termini di ettari vitati il Lugana l’ha sicuramente registrata negli ultimi anni, ma nulla che possa stravolgere il mercato.
Possiamo quindi parlare di equilibrio per l’oro bianco del basso Garda, e non solo per quanto riguarda le sue qualità gusto-olfattive. «C’è sicuramente molta domanda legata al nostro vino – chiarisce il presidente del Consorzio di Tutela del Lugana Fabio Zenato –. Ricordiamo che la nostra produzione annuale si aggira intorno ai 28 milioni di bottiglie, di cui circa il 60% è destinato al mercato estero, anche se negli ultimi anni sta crescendo il consumo in Italia». Zenato precisa: «Attualmente la superficie vitata complessiva della nostra denominazione è di più o meno 2.600 ettari, tutti racchiusi nei Comuni di Sirmione, Peschiera, Pozzolengo, Desenzano e Lonato, come previsto dal disciplinare. In questi termini non siamo cresciuti molto negli ultimi anni: parliamo di pochi punti percentuali, ed è stata una scelta delle aziende non piantare ulteriori vigneti, perché siamo in una buona condizione di equilibrio tra domanda e offerta, e possiamo lavorare sulla qualità».
Fa purtroppo eccezione l’annata 2023, decimata dalle violente grandinate, che hanno ridotto di circa il 30-35% l’imbottigliato. «Stiamo vivendo una fase delicata - conferma il presidente del Consorzio, che è anche titolare di una cantina a Peschiera insieme al fratello -. Stiamo quindi cercando di gestire la domanda, che è sempre alta, con la minore offerta di cui disponiamo, distribuendo il vino ai nostri clienti con proporzionalità».
E in Valtenesi?
Lo stesso panorama di equilibrio tra prodotto e mercato si ammira anche in Valtenesi, denominazione più piccola (solo 800 ettari vitati e circa 2 milioni e mezzo di bottiglie) ma decisa a farsi notare tra i «grandi». «Per il momento non c’è ancora bisogno di aumentare la piattaforma produttiva – conferma il presidente del Consorzio Paolo Pasini –, ma la previsione futura è di incrementare il vitigno autoctono del Groppello, per dare ancora più identità al nostro vino rosa».
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