Vietato il presidio pro-Pal, la sindaca invita alla responsabilità

In Largo Formentone, dopo il divieto della Questura, non si terrà il presidio, ma alle 17.30 è stata convocata una conferenza
Manifestanti pro Palestina al Pride di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
Manifestanti pro Palestina al Pride di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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I movimenti bresciani a sostegno del popolo palestinese avevano previsto per oggi, 7 ottobre, un presidio in largo Formentone. Il questore ha però negato il permesso ritenendo che potessero esserci problemi di ordine pubblico.

La conferenza

Un diniego a cui gli organizzatori risponderanno pubblicamente con una conferenza stampa convocata alle 17.30 nello stesso posto e alla quale è probabile si uniscano molte delle persone che intendevano manifestare. Una situazione che la Questura monitorerà da vicino con un servizio d’ordine e valutando eventuali interventi in base a ciò che accadrà in piazza.

Al riguardo, i consiglieri comunali Francesco Catalano, Valentina Gastaldi, Raisa Labaran e Iyas Ashkar hanno diffuso una nota in cui chiedono al questore Eugenio Spina di ripensarci. Nel comunicato si legge che quello che si chiedeva di autorizzare era un presidio «per denunciare quanto avviene a Gaza, in Palestina e l’invasione del Libano, uno dei tanti che vengono fatti per manifestare la propria vicinanza al popolo palestinese e la contrarietà alle politiche del governo Meloni».

Divieto «politico»

Per i firmatari si tratta «di un divieto tutto politico» dato che «in un giorno diverso ci sarebbero le stesse esigenze di ordine pubblico». I consiglieri esprimono quindi «una fortissima preoccupazione per tale intervento, che rischia di limitare anche a Brescia uno dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione in un clima governativo che già si muove in questa direzione. Il divieto preventivo di manifestare, sotto la giustificazione di presunte questioni di ordine pubblico, crea un precedente pericoloso». Catalano, Gastaldi, Labaran e Ashkar ricordano che «le manifestazioni organizzate dal coordinamento per la Palestina a Brescia si sono sempre mostrate pacifiche» e chiedono «alle istituzioni di rivalutare la decisione e di garantire il diritto fondamentale di manifestare indipendentemente da tema e merito».

Le parole della sindaca

Sulla questione è intervenuta anche la sindaca Laura Castelletti con un invito alla responsabilità: «La mia maggioranza non ha dubbi e si schiera contro il terrorismo religioso. Il 7 ottobre è un anniversario che coincide con un atto di terrorismo. Ho pieno rispetto e fiducia nell’operato del questore, col quale ho un rapporto franco di reciproco supporto per il bene della città. Pur essendo profondamente convinta che sia importante che a tutti venga consentito di manifestare la propria opinione, cosa che nella nostra città è sempre avvenuta, ritengo che di fronte alle tragiche vicende internazionali non possa esserci spazio per personalismi ammiccanti, ma serva responsabilità».

Il pensiero del Centrodestra

Nella serata di domenica è arrivata anche la risposta dell’opposizione bresciana. «L’intervento di ben quattro consiglieri della maggioranza (...) rappresenta una grave forma di tentata ingerenza nelle prerogative che la legge assegna ai responsabili dell’ordine pubblico. Ed è ancor più grave che ciò avvenga anche da parte di esponenti della lista Civica di Laura Castelletti, persone di fiducia del primo cittadino, che immaginiamo abbia condiviso quanto scritto, salvo auspicabili prese di distanza. Mai si era visto prima in città esponenti dell’entourage del sindaco di Brescia criticare apertamente l’operato di un Questore; questo è l’ennesimo segnale di un’amministrazione comunale sempre più guidata dalle componenti di estrema sinistra, in contraddizione con la storia moderata di questa città», scrivono, facendo poi riferimento ai disordini di sabato pomeriggio a Roma.

«Pretendere che anche a Brescia», continuano, «si svolga un corteo (che peraltro sarebbe l’ennesimo, a proposito della limitazione della democrazia) significa esporre la città a rischi per l’ordine pubblico, rischi che soltanto la Questura, è titolata a valutare».

I consiglieri concludono esprimendo la piena fiducia nell’operato della Questura.

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