Un’ambulanza devastata dall’orrore della guerra in piazza Mercato
Il parabrezza sfondato, la fiancata piena di buchi di proiettile, la carrozzeria segnata dalle schegge (che hanno fatto esplodere anche le bombole di ossigeno) e i vetri degli sportelli posteriori andati in mille pezzi: è un pugno nello stomaco l’ambulanza proveniente dalla città di Staryi Saltiv, nella regione di Kharkiv, parcheggiata da ieri in piazza del Mercato. Una presenza fortissima, viva, che fa toccare con mano la brutalità della guerra. L’ambulanza resterà a Brescia fino a stasera quando partirà per Ozegna, a due passi da Torino.
Il tour di questo mezzo, ormai inutilizzabile che viene spostato con un carroattrezzi, è partito dal Lussemburgo; un’iniziativa talmente riuscita che, grazie alla fitta rete dei volontari ucraini, non si è più fermata e ha toccato Modena, Bologna, Trento, Porto Mantovano e Piacenza. E almeno fino a luglio girerà per l’Italia.
L’associazione bresciana
«Con questa iniziativa - spiega Olha Batijuk, volontaria dell’associazione Nadiya che da anni sostiene a distanza il Paese dell’est - raccogliamo fondi per acquistare nuovi mezzi di soccorso e medicinali da inviare in Ucraina». Dal 2014, quando iniziò la guerra del Donbass, Nadiya è riuscita a mandare in patria una ventina di ambulanze e, ogni settimana, fa partire da Brescia pulmini o tir carichi di materiale preziosissimo: «Serve tutto - ci raccontano le volontarie -, soprattutto cibo, coperte, medicinali, letti d’ospedale e materassi». È una comunità coesa e generosa quella ucraina, ma chiede l’aiuto di tutti: «Con il conflitto a Gaza - dicono - l’attenzione è calata, ma noi vogliamo tenerla viva soprattutto adesso che il conflitto è diventato ancora più duro».
Raccontano di bombardamenti a tappeto, di ambulanze in servizio prese di mira da cecchini e colpite da missili con la volontà proprio di impedire i soccorsi. Hanno lo sguardo fiero mentre spiegano cosa raccontano loro gli amici e i parenti nelle città e al fronte, ma si capisce chiaramente la sofferenza che provano. «La Croce Bianca ci aiuta molto a reperire i medicinali, ma c’è sempre bisogno di qualcosa».
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