Una mostra che unisce fotografia, poesia, video e musica per i 50 anni dalla strage di piazza Loggia

Sara Polotti
S’intitola «Gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano. Brescia, luglio 1974 - maggio 2014» e si terrà nelle Sale Neoclassiche di Mo.Ca. dal 3 maggio al 2 giugno
Patrizia Forchini, Mario Costa, Franco Rivetta, Giovanni Sciola e Fabio Petromer - © www.giornaledibrescia.it
Patrizia Forchini, Mario Costa, Franco Rivetta, Giovanni Sciola e Fabio Petromer - © www.giornaledibrescia.it
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Nel novero delle numerose iniziative per la commemorazione dei cinquant’anni dalla strage di Piazza della Loggia rientra anche una mostra multimediale che unisce fotografia, poesia, video e musica: si intitola «Gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano. Brescia, luglio 1974 - maggio 2014» e si terrà nelle Sale Neoclassiche di Mo.Ca., il centro per le nuove culture in via Moretto 78, dal 3 maggio al 2 giugno 2024, con ingresso libero (mar-sab 15-19, domenica 10-12 e 15-19).

Il titolo è la citazione di un album degli Area, gruppo prog-rock, e racchiude bene il sentimento dell’esposizione secondo l’ente organizzatore, ovvero Fondazione Luigi Micheletti, con il patrocinio di Casa della Memoria, Fondazione Clementina Calzari Trebeschi e Comune di Brescia (oltre al contributo di Fondazione della Comunità Bresciana). L’autore delle fotografie è Franco Rivetta: ha selezionato dal suo corposo archivio 80 immagini in bianco e nero, «quelle che meglio documentano la Brescia degli anni Settanta tra pubblico e privato», spiega. «Il lavoro è nato durante la pandemia. Chiuso in casa, ho ripreso in mano una scatola piena di negativi dimenticati e ho scoperto che gran parte delle foto - più di 2000 - riguardavano il periodo immediatamente successivo alla strage arrivando fino al Duemila. Il tema diffuso erano la tragedia, le reazioni, le emozioni e i comportamenti che ne sono derivati. Volevo rendere accessibile questo pezzo di storia, visto che appartiene a tutti e visto che molte delle foto riguardano eventi pubblici». Ha quindi messo insieme un racconto vivido che trasmettesse le sensazioni e l’arrabbiatura di chi ha vissuto il momento e ciò che è accaduto dopo, «che è coinciso con la nostra età giovanile e adulta».

Tre blocchi

L’iniziativa si suddivide in tre blocchi. L’aspetto fotografico (l’editing è di Gino Ferri) si correda con i testi e le poesie di Fabio Petromer, che raccontano l’evoluzione del pensiero attorno alla strage; l’attualizzazione è invece affidata a un video-podcast composto da foto, musiche e colori ideato da Mario Costa e Patrizia Forchini. «Il filo conduttore scelto», anticipano i due, «sono i volti, legati dai colori. La struttura è divisa in sei episodi corrispondenti a sei tonalità».

Petromer ha dunque curato i testi e le poesie. «Apprezzo la multimedialità dell’approccio, novità assoluta che riesce davvero a convogliare le forze emotive. L’intento dei miei testi è aggiungere una parte di umanità al racconto, per descrivere le emozioni e le sensazioni di vita vissuta di noi ragazzi di sedici, diciannove anni. È diverso da ciò che scrivo attualmente: per questo ho rivangato materiali che avevo messo da parte per cinquant’anni. Li ho trovati molto attuali». Rispetto all’usuale cronaca politica e alla filosofia scritta attorno alla strage di Piazza Loggia, dice, «troverete lacrime, sorrisi, dolori e tutto ciò che è davvero stato vissuto in quel momento e negli anni successivi».

Catalogo

A disposizione del pubblico c'è anche un catalogo edito da Compagnia della Stampa e acquistabile al prezzo di 20 euro.

«Gli anni Settanta sono dipinti solo come gli anni di piombo, ed è vero, c’è una striscia di sangue spaventosa, ma secondo noi sono stati anche anni di partecipazione, cambiamento e democrazia. La mostra e il catalogo raccontano dunque tutto questo», spiega il direttore di Fondazione Micheletti Giovanni Sciola. Il catalogo è diviso per aree tematiche (scioperi, assemblee, teatro di strada…) e il fil rouge è «la partecipazione agli eventi pubblici, centrali o periferici, che finalmente videro la viva presenza delle donne».

Il corpus delle fotografie di Franco Rivetta verrà quindi donato alla Fondazione Micheletti a fini di ricerca.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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