Ubriaco al volante uccise 19enne, «Nessuna condanna mi ridarà mio figlio»

Cinque anni e due mesi al camionista 44enne che investì e uccise il giovane Christian Poletto a Ospitaletto. La mamma: «So già che un giorno potrà tornare a guidare»
Il furgone su cui viaggiava la giovane vittima - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Il furgone su cui viaggiava la giovane vittima - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Si guarda le mani, sfrega i pollici con gli indici, cerca di misurare così quel poco che le è rimasto tra le dita. «Nessuna condanna mi avrebbe ridato quello che quell’uomo mi ha tolto. Mio figlio non c’è più. Posso solo provare a farmi andare bene i 5 anni e la revoca della patente, anche se so già che la condanna sarà ulteriormente ridotta e che un giorno potrà tornare a guidare».

A parlare è la mamma di Christian Poletto, il 19enne investito e ucciso da un tir a metà del pomeriggio del 15 maggio dello scorso anno. La donna è da pochi istanti uscita dall’aula all’interno della quale il giudice dell’udienza preliminare Angela Corvi, dopo avergli concesso lo sconto di un terzo previsto dal rito abbreviato, ha appena condannato per omicidio stradale Diego Dedè, il 44enne originario di Crema, ma residente a Mozzanica in provincia di Bergamo, che era alla guida di quell’autoarticolato e che, due ore dopo l’incidente, fu trovato positivo all’alcol.

L’accusa

Le analisi del sangue alle quali l’uomo fu sottoposto subito dopo il ricovero in ospedale riportavano, insieme ad una concentrazione elevatissima di alcol nel sangue (1,59 grammi per litro), anche la conferma che, nonostante il divieto di assumere sostanze alcoliche imposto agli autisti professionisti, il camionista si era messo al volante ubriaco e che ubriaco aveva invaso la corsia opposta stroncando in una frazione di secondo tutto il futuro di Christian.

L’incidente

Christian Poletto aveva 20 anni - © www.giornaledibrescia.it
Christian Poletto aveva 20 anni - © www.giornaledibrescia.it

L’incidente per il quale ieri si è chiuso il processo di primo grado, con la condanna a 5 anni e due mesi contro i 9 anni chiesti dalla procura, si era verificato in via Circonvallazione ad Ospitaletto. Christian Poletto, ragazzo del villaggio Violino che aveva da poco completato il suo percorso di studi all’Artigianelli ed aveva un’autentica passione per la kick boxing, aveva da pochissimi minuti ritirato dall’autofficina un furgone dell’azienda per la quale lavorava, la Tanghetti Salotti di Castegnato. Si stava avviando a chiudere la sua giornata lavorativa, quando all’improvviso si era trovato a distanza ravvicinatissima con il Tir di Dedè senza possibilità di evitarlo. Dopo lo schianto il mezzo pesante era andato a sbattere anche contro un’automobile e aveva terminato la sua corsa tra le fiamme.

Ai domiciliari

Il camionista era stato estratto dalla motrice ferito, ma vivo. Una volta in ospedale era stato sottoposto alle prime cure e anche all’alcoltest. Scoperta la sua pesante positività, era stato immediatamente arrestato per omicidio stradale, piantonato alcuni giorni sino alla dimissione dal Civile e poi destinato agli arresti domiciliari dove si trova a tutt’oggi.

Oltre a scontare la pena Dedè, nello scorso mese di gennaio, durante un’udienza interlocutoria, aveva chiesto di essere ammesso ad un percorso di giustizia riparativa. Voleva incontrare i genitori del 19enne, che hanno da subito rifiutato il confronto previsto dall’ordinamento come mezzo di soluzione del conflitto che si genera tra l’autore di un reato e la sua vittima. Dedè è stato comunque ammesso alla procedura: si confronterà con i famigliari di un’altra vittima della strada.

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