È stata truffa ma è prescritta: ex direttore della posta prosciolto

Per la prima sezione penale del tribunale di Brescia, presidente Mauroernesto Macca, il reato è da riqualificare in truffa e per quanto accaduto nel 2015 è intervenuta la prescrizione. L’imputato è prosciolto.
Si è chiusa così la vicenda penale che ha riguardato Luciano Doria, ex direttore dell’ufficio postale di Ome, accusato da una anziana correntista di aver fatto sparire, con prelievi e trasferimenti da lei mai richiesti o autorizzati, 37mila euro dai fondi che aveva investito in buoni fruttiferi.
La partita civile invece è ancora tutta da giocare e l’anziana vittima, assistita dall’avvocato Giuseppe Mondini, forte anche dell’esito del processo di primo grado, cercherà di far valere le proprie ragioni e ottenere il risarcimento.
Dodici anni fa
Nell’udienza dello scorso 20 febbraio erano stati ricostruiti i passaggi di una vicenda iniziata nel 2013 quando la donna, già avanti con gli anni ma comunque attenta e precisa in tutte le questioni finanziarie, aveva scoperto che dei due buoni che aveva sottoscritto stava ricevendo le cedole solo di uno. Si era presentata in posta e aveva chiesto spiegazioni ottenendo solo «un tentativo di confonderla, dandole un foglio recuperato da un cestino della carta, spacciato per il suo buono fruttifero postale». Le indagini della Guardia di Finanza avevano fatto il resto portando alla luce l’apertura di un secondo libretto postale sul quale era stato liquidato il buono fruttifero e dal quale poi erano stati eseguiti prelievi fino a lasciare, al momento della verifica delle fiamme gialle, solo 77 euro. Operazioni con distinte firmate che però la vittima, e titolare del conto, non ha mai riconosciuto.
La Procura della repubblica, con il sostituto Carlo Pappalardo, aveva chiesto una condanna a quattro anni per peculato mentre la difesa aveva chiesto l’assoluzione perchè non era stato possibile escludere che fossero state altre persone ad eseguire le operazioni dalla postazione dell’ufficio postale e, in subordine, di riqualificare in truffa. Questa seconda opzione è stata condivisa anche dalla corte.
Uscendo dall’aula l’avvocato Mondini ha ribadito la posizione della vittima: «Andiamo avanti in Civile».
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