Tre solleciti del revisore sulla questione cave, polemica in Consiglio a Botticino
Una prima richiesta senza risposta. Una seconda pure, quindi un ultimo sollecito che, se non soddisfatto entro una settimana, avrebbe fatto scattare la segnalazione a Prefettura e Procura della Corte dei Conti.
La questione cave è finita sotto la lente del Revisore unico del comune di Botticino dopo il consiglio comunale del 28 dicembre scorso e l’approvazione, con il solo voto di maggioranza (la minoranza disertò l’aula per protesta) di bozze dei disciplinari di gara e di contratto per la concessione delle aree di escavazione. Come si è appreso solo nel corso dell’ultima seduta consiliare per lettura data dal sindaco Gianbattista Quecchia, il 29 dicembre il revisore Massimo Galli aveva chiesto delucidazioni anche rispetto ai passaggi precedenti quel voto.
La vicenda
Nel 2017, infatti, con l’allora amministrazione Marchese si era pervenuti a un primo bando, ma sullo stesso erano stati presentati ricorsi al Tar, respinti, e c’era stata un’avversa sentenza del Consiglio di Stato, arrivata quando in comune si era insediata una nuova maggioranza non costituitasi in giudizio.
In particolare Galli, «considerando che la questione determina più di un decimo delle risorse comunali e per traguardare la stabilità del bilancio», si era rivolto a segretaria comunale e responsabile dell’Uoc economico-finanziaria, per avere delibera di bando, verbale e copia dei ricorsi al Tar, e aveva chiesto che gli venisse chiarito il contenzioso rispetto alla sentenza del Consiglio di Stato. Inoltre domandava i documenti presentati al consiglio comunale del 28 dicembre e copia di quanto approvato.
Tale domanda non ha però avuto seguito, motivo per cui il 16 febbraio Galli ha scritto al sindaco e, per suo tramite, al consiglio. In quel caso, precisando di aver recuperato da sé le sentenze e la bozza di bando, aggiungeva che da qui erano sorte altre problematiche e chiedeva in aggiunta «copia della costituzione in giudizio del comune a Tar e Consiglio di Stato, e di conoscere la motivazione di base d’asta del nuovo bando e clausola di limitazione dell’aggiudicazione a un solo lotto per concorrente, ritenendo che da questa potessero derivare effetti perversi».
«Ciò mi è necessario – puntualizzava - per esprimere pareri sulla congruità delle previsioni di bilancio e per tutelare l’erario comunale».
Stante il mancato riscontro, il 29 febbraio Galli, «perplesso e infastidito», ha mandato l’«ultimo sollecito» che, se non soddisfatto entro l’8 marzo, lo avrebbe obbligato a una segnalazione a Prefettura e Procura della Corte dei conti. «Il 7 marzo abbiamo trasmesso risposta – ha informato il sindaco in consiglio – non le sentenze, dalle quali si rinviene la non costituzione in giudizio del comune, perché già recuperate. E abbiamo comunicato che non vi è stata aggiudicazione del bando. A determinare i ritardi è stata la carenza del personale a fronte di una mole documentale ingente da recuperare».
«Tutto ciò è gravissimo – ha attaccato Marchese della minoranza – e anche che le comunicazioni a noi destinate non ci siano state inoltrate. Bene che il Revisore abbia ravvisato la mancanza di tempi per visionare la documentazione, ma la storia si sta ripetendo con la variante al Pgt: non siamo in regime di votazioni bulgare, è importante votare con consapevolezza».
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