Tra riduzioni d’orario e chiusure Poste ridimensiona la sua presenza
Tra la fine di quest’anno e l’anno prossimo i servizi di Poste Italiane tra Brescia e provincia subiranno un nuovo taglio. Come previsto dai recenti accordi nazionali, siglati dall’azienda con le segreterie sindacali, il funzionamento di alcuni degli uffici postali più piccoli e periferici diventerà a giorni alterni, anche se nel Bresciano due di questi punti di riferimento abbasseranno la saracinesca definitivamente.
Uffici part time
Il primo a passare da sei a tre giorni di apertura è stato Calino di Cazzago San Martino, per cui il cambio di orari è entrato in vigore lo scorso lunedì. Gli altri, nel 2025, saranno l’ufficio cittadino di via Grandi e quelli provinciali di Corticelle Pieve di Dello, Zocco di Erbusco e Gratacasolo di Pisogne. Per Pisogne la riduzione sarà doppia, perché dalla posta principale del Comune dell’alto Sebino, quella di via Valeriana antica, sarà eliminato l’orario pomeridiano e rimarrà solo quello del mattino.
Chiusura definitiva
I due uffici che chiuderanno definitivamente invece sono Rezzato Uno e Castelmella Uno. La decisione di Poste Italiane ha suscitato reazioni diverse, con la Slc Cgil (che non ha firmato gli accordi del 27 novembre e del 3 dicembre) convinta che «la direzione del provvedimento continua a essere quella sbagliata», e Slp Cisl comprensiva perché «il provvedimento non ha volontà di ridurre il servizio, ma solo di renderlo più razionale ed efficiente».
Pareri contrastanti
Dalla Camera del lavoro di via Fratelli Folonari il segretario Slc Cgil settore Poste, Alberto Fostinelli, chiama in causa le responsabilità del progetto Polis, quello che consentirà progressivamente di recarsi negli uffici postali dei Comuni con meno di 15.000 abitanti anche per avere documenti come il passaporto o i certificati anagrafici, su cui si stanno investendo 1,2 miliardi di euro, 800 milioni in arrivo dal Pnrr europeo e 400 milioni dalle casse di Poste Italiane. «Si era detto che il progetto Polis sarebbe servito per sostenere la prossimità e la coesione sociale nei piccoli centri periferici – fa notare Fostinelli –, ma se continuiamo a ridurre le aperture di questi uffici dove va a finire la coesione sociale? I tagli in programma toccano solo otto filiali, ma non va dimenticato che in passato nella nostra provincia tra chiusure e introduzione delle aperture a giorni alternati ne sono già state coinvolte quasi cento. Non ci piace nemmeno la chiusura delle sale di consulenza, in Italia 185, con 486 persone da trasferire: per questo siamo in sciopero degli straordinari dal 9 dicembre al 9 gennaio».
In via Altipiano d’Asiago il segretario Slp Cisl, Fabio Suppressa, la vede diversamente. «Quella in arrivo in questi uffici è una vera razionalizzazione, si toglie personale da posti in cui si fanno poche operazioni al giorno e lo si manda in soccorso a quelli dove si formano lunghe code davanti agli sportelli. Non c’è volontà di ridurre il servizio e in Cgil lo dovrebbero sapere, visto che hanno firmato anche loro l’accordo del 16 luglio».
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