Tra Bagnolo e Corticelle viaggi da incubo su buche e rattoppi
Forse non è la più malmessa (difficile da credere, ma nella Bassa c’è di peggio: la comunale che da Ghedi porta a Borgosatollo, ad esempio). Di certo la strada che collega Bagnolo a Corticelle è la più rattoppata. A specifica domanda («Specchio delle mie brame, chi è la più pezzata del reame?»), la risposta sarebbe obbligata: la Sp 75.
Tra Bagnolo e il ponte sul fiume Mella, che annuncia l’arrivo nella frazione di Dello, ci sono 4 chilometri scarsi. Distanza relativamente breve, che per undici volte alterna tratti riasfaltati (si fa per dire, perché sono comunque malmessi) a tratti sfasciati, dove l’asfalto levigato è solo un sogno degli automobilisti. In una famosa pubblicità degli anni Ottanta, Guido Angeli invitava a «Provare per credere». Abbiamo provato.
Difficoltà
Uscendo da Bagnolo si percorre un chilometro e mezzo che, in verità, non è messo tanto male. Certo, in alcuni punti si fatica a capire se il fondo è asfaltato o se si sta percorrendo una strada bianca. Il dubbio dipende dal continuo passaggio di enormi trattori, che si tirano dietro carri giganteschi: entrando e uscendo dai campi infangati, gli uni e gli altri portano la terra sulla provinciale. Ma è una situazione transitoria: un po’ di pioggia e la strada tornerà come prima.
Dopo il primo chilometro e mezzo, seguono 200 metri di strada disastrata, poi 30 metri di asfalto rifatto, 150 metri che sembrano un groviera, altri 20 metri di strada rifatta e via di seguito: 200 metri, 50 metri, 300 metri, 600 metri, altri 100 metri, per poi chiudere con un mezzo chilometro abbondante in cui straccetti di asfalto si fanno largo tra una buca e l’altra. Al confronto, il vestito di Arlecchino pare in tinta unita.
Stretta e contorta
A peggiorare la situazione c’è il fatto che la Sp 75 è stretta e contorta come una biscia, con fossi che, da una parte e dall’altra, si sono mangiati la banchina. Probabilmente questa conformazione è figlia della tecnica con cui si costruivano le strade ai tempi dei carretti trainati dai buoi. Oggi si cerca di tracciare strade rettilinee, allora si seguiva la natura: se c’era un fosso lo si seguiva; e se c’era una pianta non si perdeva tempo a sradicarla, le si girava intorno.
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