Terrorismo e Jihad, tutti i casi che hanno coinvolto Brescia

Vent’anni fa – era luglio 2005 – le prime condanne per terrorismo vennero pronunciate dai giudici di Brescia. Vale a dire 4 anni e 8 mesi, e 3 anni e 4 mesi per due componenti di una cellula legata all’epoca alla moschea di Cremona.
Dalle indagini emersero testi e volantini inneggianti alla guerra santa e la Procura di Brescia ricostruì movimenti di denaro verso un campo di addestramento in Iraq. «Vogliamo colpire l’Italia perché quel cane di Berlusconi appoggia quel cane di Bush» dicevano al telefono gli indagati, «proponendosi di organizzare due attentati in Cremona e Milano finalizzati al massacro del numero più elevato possibile di civili» scriveva nell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di alcuni componenti della cellula islamica, l’allora gip Roberto Spanò.
L’ultimo arresto
Oggi – a distanza appunto di 20 anni – a Brescia è scattato un nuovo arresto per apologia del terrorismo. In mezzo casi diventati internazionali.
Il nome di Rachid Karroua, l’operaio di Barghe in carcere su ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Perugia per aver aderito a gruppi in rete inneggianti la jihad, è infatti solo l’ultimo in provincia di Brescia finito sotto indagine per terrorismo. Su tutti i casi di Mohamed Jarmoune e Anas El Abboubi.
Mohamed Jarmoune

Jarmoune venne arrestato a Niardo, in Vallecamonica, nel 2012 quando aveva 21 anni. Attraverso internet aveva sviluppato una rete di contatti e tradotto quello che viene definito «il manuale del prefetto jihadista» ovvero «44 modi per sostenere il jihad».
Raccontandosi scrisse: «Ho 20 anni, vivo in Italia da quando avevo 6 anni, ho iniziato a seguire l’islam all’età di 16 anni e inizialmente ho trovato solo libri e file in lingua italiana, di musulmani moderni, falsi e moderati... li ho letti bene e dopo ho trovato la verità grazie a Dio e quindi ho iniziato a tradurre libri e file per i musulmani italiani, però dopo questi fratelli italiani mi hanno abbandonato e non so perché? Forse hanno paura... quindi ho smesso di parlare con gli italiani musulmani... e ho cominciato ad aiutare i musulmani e la nazione in tutte le parti del mondo. E dopo ho lavorato con importanti jihadisti come video produttore... e altri importanti progetti. Adesso sono moderatore del “Jihad forum di Dio”, una grande prova per me, e sono molto contento di questo».
È stato condannato a cinque anni e quattro mesi ed è stato espulso dall’Italia. Secondo Lorenzo Vidino, direttore del Programma sull’estremismo della George Washington University, «Jarmoune può essere considerato il primo caso di jihadista autoctono “puro” in Italia giudicato da un tribunale. Nonostante sia nato in Marocco, Jarmoune giunse in Italia da bambino e perciò la maggior parte della sua socializzazione e quindi anche della sua radicalizzazione è avvenuta nel bresciano».
Anas El Abboubi

Da Brescia e dalla Vallesabbia partì invece per combattere in Siria il giovanissimo Anas El Abboubi. Nato a Marrakech nell’ottobre del 1992, si era trasferito in Italia e a Vobarno all’età di sette anni. Studente e rapper – con un video finito anche su Mtv – viene arrestato dalla Digos di Brescia a giugno 2013. Finisce in carcere ma ci resta meno di due settimane perché il tribunale del Riesame lo scarcera per mancanza di gravi indizi di colpevolezza.
Un mese più tardi, ad agosto 2013, Anas El Abboubi lascia l’Italia, crea un nuovo profilo Facebook, con il nome di «Anas Al-Italy» e indicando come sua residenza «Aleppo, Siria». Dalla Siria non tornerà mai più. Sarebbe morto combattendo. Ma senza atti ufficiali relativi al decesso, il tribunale di Brescia lo ha processato e condannato: sei anni per terrorismo.
Non si era limitato a fare propaganda islamica online. El Abboubi si era legato al gruppo radicalizzato Sharia4Belgium e fece nascere Sharia4Italy. Agli atti dell’indagine coordinata dal pm Leonardo Lesti e condotta dalla digos di Brescia finì anche una telefonata tra il giovane bresciano e Giuliano Delnevo, il convertito genovese morto in Siria nel giugno 2013. Telefonata avvenuta il 28 ottobre 2012 e nella quale i due pianificarono progetti comuni in Siria.
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