Terremoto Myanmar, onlus bresciana: «Impossibile comunicare»

Barbara Fenotti
L’apprensione cresce di ora in ora tra i volontari di «Una mano per i bambini», che a Pekhon gestisce una scuola
A Myanmar il terremoto di magnitudo 7.7 - Foto Ansa/Epa/Nyein Chan Naing © www.giornaledibrescia.it
A Myanmar il terremoto di magnitudo 7.7 - Foto Ansa/Epa/Nyein Chan Naing © www.giornaledibrescia.it
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L’apprensione cresce di ora in ora tra i volontari della onlus bresciana «Una mano per i bambini». L’organizzazione no profit nata nel 2006 ha attivi diversi progetti in sostegno a popolazioni povere con un focus particolare sui più piccoli e sulle loro famiglie: uno di questi riguarda Pekhon, nello Shan State, in Myanmar, dove c’è stato il terremoto.

Qui c’è la Clinica dei bambini, che offre gratuitamente cure di primo pronto soccorso a studenti e famiglie delle scuole elementari della diocesi. Al momento nessuno dei volontari della onlus bresciana si trova sul posto, che è piuttosto isolato e da anni devastato dalla guerra civile.

Comunicazioni impossibili

«Non siamo riusciti a entrare in contatto con i nostri referenti che vivono lì nonostante abbiamo provato per tutto l’arco della giornata – spiega Melania Gastaldi di Una mano per i bambini –. Sono riuscita a sentire una delle ragazze che collaborava con noi e che vive a Rangoon: mi ha scritto su Facebook, raccontandomi che è molto difficile comunicare da là, dal momento che le linee sono interrotte e internet è a pagamento. A tutto questo si aggiunge la censura, che è presente a causa della situazione politica instabile ormai da tempo».

L’unica certezza che la donna residente a Rangoon è riuscita a dare è che in Birmania la situazione dopo il violento terremoto è un disastro, con centinaia se non migliaia di persone sotto alle macerie. Da Pekhon, invece, tutto tace: sono ore di apprensione, anche perché qui vivono numerose famiglie. «Alcune scarne informazioni siamo riusciti a ottenerle dalla pagina Facebook della diocesi - aggiunge Gastaldi -: dalle foto pubblicate i danni non sembrano enormi ma speriamo di riuscire a sentire al più presto con i contatti che abbiamo in loco».​​​​​​

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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