Tensioni in piazza Vittoria, le reazioni della politica bresciana

La Redazione Web
Il centrodestra chiede «una condanna unanime del Consiglio comunale dell’oltraggio al confronto democratico e alle autorità». Per Rifondazione comunista «la sindaca Castelletti è parte del problema»
  • Antifascisti e Polizia in piazza Vittoria
    Antifascisti e Polizia in piazza Vittoria - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Il giorno dopo gli avvenimenti di piazza Vittoria, dove antifascisti e forze di polizia sono entrati in contatto durante la protesta contro l’«Aperitivo Tricolore» organizzato da Difendi Brescia, il mondo politico bresciano prende posizione.

Tensioni in piazza Vittoria, l'intervento della Polizia di Stato

«Quello che è successo ieri in piazza Vittoria è inaccettabile – comunicano i membri del centrodestra che siedono in Consiglio comunale –. A fronte di questo oltraggio al confronto democratico e alle autorità preposte alla gestione dell’ordine pubblico, il Consiglio comunale, sulla scorta anche dell’approvazione condivisa del documento di condanna agli imbrattamenti con simboli nazisti avvenuta nell’ultima seduta, a nostro avviso deve adottare una netta presa di posizione contro la violenza, la prevaricazione, l’oltraggio alle forze di polizia ed alle istituzioni. Deve condannare senza se e senza ma quanto avvenuto».

A tal fine è stata annunciata la presentazione di uno specifico ordine del giorno «che chiederemo venga firmato e votato da tutti i consiglieri comunali nella prima seduta utile del Consiglio».

Rinfondazione comunista

«All’apertura di due striscioni che ricordavano la natura antifascista della Costituzione e l’impegno dei cittadini bresciani a farne rispettare lettera e sostanza, è partita l’aggressione che è stata sull’orlo di sconfinare in un generale, drammatico pestaggio che solo la responsabilità dei manifestanti ha saputo evitare – l’attacco di Rifondazione comunista –. La questura non ha avuto invece nulla da dire e, soprattutto, da fare con le organizzazioni neofasciste bresciane. Ieri, lo stesso immobile questore ha inviato uno schieramento possente di polizia con l’ordine tassativo di impedire, a qualsiasi costo, lo svolgimento di un pacifico presidio antifascista».

Infine una stiletta alla sindaca Castelletti: «Quanto al suo commento, che si unisce solidalmente al pestaggio della polizia, c’è una sola cosa da dire: è vero, Brescia ha un problema, e bello grosso. E la sindaca ne è parte».

Il Partito democratico

«I fatti di questi ultimi giorni impongono attenzione e responsabilità. La notizia di questa mattina del professore aggredito l’altra sera in centro città per aver criticato il ventennio fascista aggiunge ulteriore apprensione», si legge in un comunicato a firma Roberto Cammarata (segretario cittadino) e Michele Zanardi (segretario provinciale). 

«I neofascisti, lo sappiamo, puntano a dividere. La società, la politica, le istituzioni e soprattutto l’ampio fronte antifascista che a Brescia abbiamo saputo costruire con la manifestazione del 20 dicembre. Non dobbiamo fare il loro gioco. Per questo ritenevamo e riteniamo sbagliata e inopportuna la forzatura della manifestazione in piazza Vittoria di sabato. Non l’abbiamo condivisa perché avrebbe diviso le forze democratiche e perché non essendo autorizzata rischiava, come è avvenuto, di ingenerare ulteriori tensioni di cui si sarebbero avvantaggiati i provocatori di estrema destra».

Regole

«Detto questo, non dobbiamo cadere nel tranello di chi vuole fare, è il caso di dirlo, di tutta l’erba un fascio, utilizzando strumentalmente l’argomento degli opposti estremismi, come già aveva ben ammonito Manlio Milani davanti alla Stele dei Caduti di Piazza delle Loggia il 20 dicembre», si legge nella nota.

«Le regole vanno rispettate da tutti – viene sottolineato –. La prima regola da rispettare è la Costituzione, che vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. E poi vanno rispettate le leggi del nostro ordinamento, a partire dalla Legge Mancino del 1993, che vieta ogni organizzazione, movimento o gruppo che propagandi idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, che utilizzi gesti, azioni e slogan legati all'ideologia nazifascista e inciti alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, punendone l’ostentazione di emblemi e simbologie.

Contro il fascismo

«Queste regole deve farle rispettare in primis il Governo italiano, sciogliendo immediatamente le organizzazioni che durante tutto il 2024 (dal rituale del «Presente!» di via Acca Laurenzia, fino alle marce di Bologna e Brescia delle scorse settimane) hanno fatto crescere la tensione, addirittura in città che hanno pagato un tragico tributo con le stragi neofasciste della seconda metà del secolo scorso», prosegue il comunicato.

E poi il richiamo all’unità. «In momenti come questi, l’unità delle forze democratiche e antifasciste è un valore da ribadire e non disperdere. Per questo sono da respingere le accuse nei confronti della Sindaca e della Giunta, della Cgil e dell’Anpi, a cui va il nostro pieno sostegno, che hanno dimostrato – insieme al Partito Democratico, alle altre forze politiche e civiche che governano la città e alle numerose realtà della società civile bresciana – come la nostra sia e voglia continuare ad essere una città aperta, inclusiva, democratica e antifascista».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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