Suicidi in carcere, la Garante dei detenuti: «La situazione attuale non è più sostenibile»

Luisa Ravagnani, insieme all'Unione delle camere penali e alla Camera penale di Brescia, ha parlato del fenomeno in crescita in Italia
Un carcere italiano - © www.giornaledibrescia.it
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«La situazione delle carceri attuale non è più sostenibile. Ed è una scelta, non un'emergenza, cui si continua a rispondere nel modo sbagliato».

Sono nette le parole della Garante dei detenuti Luisa Ravagnani, che insieme all'Unione delle camere penali e alla Camera penale di Brescia ha parlato stamattina in via Borgondio del grave aumento dei suicidi nelle carceri italiane.

Da inizio anno sono 32 i detenuti che si sono tolti la vita nelle carceri italiane, l'ultimo ieri a Como. «Sentiamo spesso rispondere che il carcere non c'entra nei casi di suicidio e che pesano situazioni pregresse, ma il carcere incide eccome tra la chiusura delle celle, il sovraffollamento, la carenza cronica di personale», dice Ravagnani.

A Brescia

Questi problemi riguardano, come noto, anche le carceri bresciane. A fine marzo Canton Mombello ha raggiunto un tasso di sovraffollamento pari al 209,3%, con circa 330 detenuti su una capienza per 182 posti. Su otto educatori previsti ce ne sono cinque. Per Stefania Amato, avvocata della Camera penale di Brescia e parte dell'Osservatorio Carcere, è evidente che «l'unica soluzione non può essere l'ampliamento degli istituti penali» così come prevista dal piano carceri annunciato settimana scorsa dal ministro della Giustizia Carlo Nordio.

L'incontro in in via Borgondio - © www.giornaledibrescia.it
L'incontro in in via Borgondio - © www.giornaledibrescia.it

Le attuali condizioni degli istituti penitenziari, dice Amato, superano i livelli raggiunti nel 2013 quando con la sentenza Torregiani l'Italia fu condannata per trattamenti disumani.

Dalle Camere penali, che il 20 marzo sono scese in piazza a Roma, arriva la richiesta di nuove politiche per il carcere, dalla liberazione anticipata al miglioramento delle aree trattamentali. Non solo per fermare la scia dei suicidi, ma anche in ottica di reinserimento sociale: per Maria Luisa Crotti, presidente della Camera penale Lombardia Orientale, «è evidente che se le persone sono tenute come bestie si disumanizzano. La pena deve essere rieducativa per ottenere un percorso effettivo della persona detenuta, e una società più sicura di conseguenza».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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