Strasburgo condanna l’Italia: «Colpevole sulla Terra dei Fuochi
La Corte ha riconosciuto un rischio per la vita «sufficientemente grave, reale e accertabile», che può essere qualificato come «imminente». I giudici inoltre ritengono che «non ci siano prove sufficienti di una risposta sistematica, coordinata e completa da parte delle autorità nell'affrontare la situazione della Terra dei Fuochi», ovvero il territorio a nord di Napoli piagato dal fenomeno dello sversamento illegale di rifiuti dati alle fiamme.
Evidenziano quindi che i progressi nel valutare l'impatto dell'inquinamento sono stati lenti, quando invece occorreva celerità. Inoltre indicano che lo Stato non è stato in grado di dimostrare di aver preso tutte azioni penali necessarie per combattere lo smaltimento illegale di rifiuti nell'area della Terra dei Fuochi.
Cittadini non informati
«Data l'ampiezza, la complessità e la gravità della situazione, era necessaria una strategia di comunicazione completa e accessibile, per informare il pubblico in modo proattivo sui rischi potenziali o reali per la salute e sulle azioni intraprese per gestire tali rischi. Questo non è stato fatto. Anzi, alcune informazioni sono state coperte per lunghi periodi dal segreto di Stato», scrive la Cedu.
La sentenza emessa oggi concerne i ricorsi di 41 individui e 5 associazioni. La Cedu ha deciso di accettare in parte le obiezioni del Governo e ha rigettato i ricorsi delle associazioni e di numerosi individui. I giudici ritengono che le associazioni non sono «direttamente interessate» da presunte violazioni derivanti da un pericolo per la salute dovuto all'esposizione al fenomeno dell'inquinamento, e che mancano della legittimazione ad agire per conto dei loro membri. Per quanto attiene invece agli individui, per alcuni non ci sono prove sufficienti che loro i parenti vivessero in aree interessate dal fenomeno dell'inquinamento.
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