Strage di Erba: «Tarfusser ha agito come se fosse il legale di Rosa e Olindo»

Csm duro col sostituto procuratore generale che ha presentato alla Corte di Brescia l’istanza di revisione
Rosa e Olindo in una pausa dell’udienza - © www.giornaledibrescia.it
Rosa e Olindo in una pausa dell’udienza - © www.giornaledibrescia.it
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Il prossimo 10 luglio a Brescia si deciderà il futuro di Rosa e Olindo. I giudici della Corte d’appello dovranno decidere se accogliere l’istanza di revisione presentata dai coniugi condannati all’ergastolo per la strage di Erba o se invece rigettare e lasciare la coppia alla condizione attuale, ovvero il carcere a vita. Nel frattempo, quello che è il processo più mediatico degli ultimi anni, si arricchisce di un nuovo capitolo.

Le motivazioni della sanzione della censura del Csm nei confronti del magistrato Cuno Tarfusser, sostituto procuratore generale di Milano che aveva presentato istanza di revisione parallelamente a quella dei legali di Rosa e Olindo. Senza però averne facoltà dato che l’istanza poteva essere avanzata solo dal procuratore generale.

«L'istruttoria ha pienamente dimostrato che Tarfusser non era legittimato a depositare l'istanza di revisione, essendo tale atto di impugnazione straordinaria riservato, come da progetto organizzativo, all'Avvocato Generale e al Procuratore Generale» scrive il Csm che poi sferra un vero e proprio attacco nei confronti di Tarfusser.

«Ha agito come se fosse un componente del collegio difensivo, dimenticando di essere sostituto procuratore generale: ha preparato l'atto sostanzialmente insieme ai difensori dei condannati Romano-Bazzi, ne ha ricevuto le nuove prove ed infine ha redatto l'istanza senza avere alcuno scrupolo di informare i dirigenti dell'ufficio deputati sulla base del progetto organizzativo alla presentazione dell'istanza di revisione giustificando il proprio comportamento con il desiderio di giustizia e di ricerca della verità che, invece, in uno Stato di diritto, si perseguono nel rispetto dell'ordinamento giuridico».

Sentito dal Csm il magistrato aveva spiegato così la sua scelta. «Ho ritenuto - ha fatto mettere a verbale - di dover depositare l'istanza in fretta ossia il 31 marzo 2023 in quanto avevo saputo alcuni giorni prima che il programma televisivo "Le lene" intendeva fare una trasmissione dedicata a questo caso e non era opportuno dare l'impressione che l'Autorità Giudiziaria intervenisse in conseguenza di tale trasmissione».

Per il Csm però «Tarfusser ha intessuto rapporti con i difensori di Rosa e Olindo da ben cinque mesi prima il deposito dell'istanza di revisione, ricevendo atti integranti nuove fonti di prova da utilizzare per l’istanza di revisione tenendo all'oscuro sia l'Avvocato Generale che il Procuratore Generale. Tanto era appassionato della materia, di notevole rilevanza mediatica, e desideroso di giustizia che - attacca il Csm - in cinque mesi non ha trovato il tempo di informare chi era deputato, sulla base del progetto organizzativo, a depositare una eventuale istanza di revisione e che avrebbe ben potuto anche non concordare con le conclusioni dello stesso Tarfusser»

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