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Spunta l’ombra di una discarica e a Montichiari scatta la polemica

Giulia Bonardi
Gli ambientalisti si dicono preoccupati per ciò che potrebbe accadere in un sito a Vighizzolo
Una veduta del cuore di Montichiari - © www.giornaledibrescia.it
Una veduta del cuore di Montichiari - © www.giornaledibrescia.it
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Un’azienda, impegnata nel recupero dei rifiuti inerti, sembra volere, nell’Ate43 di Vighizzolo, quella che appare essere una «discarica non discarica», per dirla come gli ambientalisti: Legambiente Montichiari e Sos Terra sono preoccupate, hanno presentato alla Provincia le loro osservazioni alle richieste dell’azienda e chiedono ai candidati sindaco di esprimersi sulla questione.

Nel dettaglio, Recupera srl (che ha un impianto di gestione rifiuti non pericolosi nella cava in cui Padana Green voleva farci una discarica) ha chiesto alla Provincia se servirà la Valutazione di impatto ambientale perché «vorrebbe la modifica dell’impianto di gestione dei rifiuti (un impianto per recuperare inerti, ndr) che già è stato autorizzato e che gestisce a Vighizzolo: l’impianto ora si trova a meno 25 metri rispetto al piano campagna, sulla profondità della cava - spiegano le associazioni -. Recupera srl vorrebbe, in dieci anni, riempire la cava per circa 100mila metri quadrati con un milione e circa 750mila metri cubi di materiale per poi, sopra, costruirci un capannone di 10mila metri quadri, alto 14 metri».

La procedura

Insomma, in base a quanto sostengono gli ambientalisti, tra le volontà dell’azienda ci sarebbe quella di riempire la cava di materiale, anche se, tecnicamente, quella di Recupera srl «discarica» non sarebbe. Ne consegue, tra gli ambientalisti, una domanda: il «fattore di pressione» che difende Montichiari da ampliamenti e arrivi di discariche che fine farebbe se la Provincia affermasse che non serve la Via e, poi, desse il là a quella che sulla carta è una «semplice» modifica sostanziale di impianto autorizzato?

Le associazioni, nelle osservazioni, fanno obiezioni al materiale che l’azienda utilizzerebbe per il riempimento: «Terre qualificate come "rifiuto": ma in una normale procedura esse finiscono in una discarica di inerti, mentre in caso di approvazione della Provincia l’impresa eviterebbe tutto l’iter previsto per l’autorizzazione di una discarica, comprensivo quello escludente del fattore di pressione, nonché l’attuazione di interventi come l’impermeabilizzazione del fondo», dicono le associazioni, ricordando che in passato erano state riscontrate «problematiche ambientali» in quell’area.

«Poi - continuano -, materiali Eow di produzione dell’azienda stessa, ossia materiali non qualificati come rifiuti, bensì come recuperati: ma la qualifica di "rifiuto" decade quando "esiste un mercato per tale sostanza" e si suppone che il mercato e la domanda debbano provenire da un soggetto diverso rispetto a chi effettua il recupero. L’accoglimento sarebbe un’ingiustizia», è ciò che pensano le associazioni in campo.

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