Sopralluogo nella casa dove Sharon Verzeni viveva con il compagno

La perlustrazione è durata solo 15 minuti, i carabinieri «sapevano già cosa prendere». Sergio Ruocco era presente: «Non hanno sequestrato i computer»
I carabinieri durante il sopralluogo nella casa dove viveva Sharon Verzeni - Foto Ansa/Michele Maraviglia © www.giornaledibrescia.it
I carabinieri durante il sopralluogo nella casa dove viveva Sharon Verzeni - Foto Ansa/Michele Maraviglia © www.giornaledibrescia.it
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Un sopralluogo di meno di quindici minuti, con i carabinieri che «sapevano già cosa prendere», come ha spiegato il compagno della vittima Sergio Ruocco che li ha accompagnati quale proprietario di casa e che non è indagato. Il compagno di Sharon Verzeni è stato convocato ieri mattina al comando dei carabinieri di Bergamo per la terza volta da quando è stata uccisa in strada la compagna trentatreenne, la notte tra il 29 e il 30 luglio scorsi a Terno d'Isola.

I militari del nucleo investigativo di Bergamo sono subito andati con lo stesso Ruocco alla loro abitazione di via Merelli e in una successiva nota hanno spiegato che l'uomo non è stato sentito e che la sua posizione non è cambiata: non è indagato.

Nell’abitazione

Sergio Ruocco presente al sopralluogo in quanto proprietario di casa - Foto Ansa/Michele Maraviglia © www.giornaledibrescia.it
Sergio Ruocco presente al sopralluogo in quanto proprietario di casa - Foto Ansa/Michele Maraviglia © www.giornaledibrescia.it

Sergio Ruocco, arrivando poi alla casa dei genitori di Sharon a Bottanuco, dove in pratica vive dall'indomani del delitto perché la loro casa appunto di via Merelli a Terno è sotto sequestro, si è limitato a spiegare ai cronisti presenti: «Non vi posso dire cosa hanno prelevato, sono cose riservate. Comunque non hanno preso i pc di Sharon: sapevano già cosa prendere. Sono sereno come sempre e sono a disposizione». I carabinieri, indossando le tute bianche usate per i rilievi scientifici (che hanno fatto mettere anche al trentasettenne), sono entrati dai garage dell'abitazione e sono giunti fino al primo piano, uscendo anche sul balcone.

La ricostruzione

Da quella casa Sharon Verzeni era uscita attorno a mezzanotte per fare una camminata: in via Castegnate, cinquanta minuti dopo, qualcuno che non ha ancora un nome e un volto l'ha accoltellata per quattro volte: è morta poco dopo l'arrivo all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

I primi a soccorrerla sono stati una coppia in auto e una residente, poi sono arrivati anche alcuni ragazzini in bicicletta, in parte già sentiti dagli inquirenti, e poi i mezzi del 118. Resta da capire se uno dei ragazzi in bici era la persona ripresa da una telecamera come sagoma in zona. Lo stesso che sarebbe stato visto anche da un residente della zona che dal 14 agosto scorso è indagato per falsa testimonianza: aveva detto di trovarsi quella sera a letto a dormire e di non aver sentito nulla, ma proprio le telecamere lo hanno ripreso mentre fumava sul balcone di casa proprio mentre passava la bici. Lui ha spiegato di avere dei problemi di vista e udito e di non aver comunque sentito né visto nulla.

Sempre le telecamere, in questo caso attorno a via Merelli, rappresentano l'alibi di Ruocco, visto che la notte del delitto non viene ripreso da nessuna parte. Ha sempre detto di essere rimasto a casa, a letto. Nel frattempo sono proseguiti al comando provinciale dei carabinieri di Bergamo gli interrogatori che hanno convocato in caserma anche alcuni colleghi di lavoro di Sharon, che da un anno faceva la barista in un locale di Brembate, il «Vanilla Food». 

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