A Sirmione doppio ricorso al Tar sui risultati delle votazioni

Francesca Roman
Le due liste sconfitte si appellano al Tribunale amministrativo regionale «per fare luce su alcune irregolarità»
Una veduta di Sirmione dall'alto
Una veduta di Sirmione dall'alto
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Ricorso. Doppio ricorso. Nei giorni scorsi le due liste di minoranza, SìAmo Sirmione e Insieme per Sirmione, uscite sconfitte per una manciata di voti dalle elezioni Amministrative dello scorso 8 e 9 giugno, hanno singolarmente presentato ricorso al Tar per presunte irregolarità ai seggi nel corso delle votazioni.

«Sono oggettive e facilmente riscontrabili dai verbali dei sei seggi le irregolarità avvenute – dichiara Roberto Campagnola, capogruppo di Insieme per Sirmione –, in gran parte evidenziate, scritte e quindi ammesse dagli stessi presidenti di seggio. Per irregolarità intendiamo comportamenti non conformi alle norme a cui presidenti e scrutatori devono attenersi, come, ad esempio, un’urna non sigillata, numeri discordanti tra schede votate e votanti effettivi, un numero significativo di espressioni di voto avvenute con strumenti non idonei ed altro ancora. La necessità di far chiarezza attraverso il ricorso al Tar è la strada obbligata per garantire a tutti i sirmionesi la dovuta trasparenza nel rispetto della loro volontà, anche e soprattutto a seguito di uno scarto di voti così irrisorio tra le tre liste».

«La finalità del ricorso – aggiunge Marcello Bertoldi, capogruppo di SìAmo Sirmione, che ha portato all’attenzione del Tar i medesimi sospetti – non è l’interesse egoistico di avere la poltrona a tutti i costi, ma quello di salvaguardare la legalità e l’espressione democratica dei residenti di Sirmione, cosa che in queste operazioni elettorali, per come si sono svolte, non è avvenuta».

Il Tar avrà a disposizione un mese per dare udienza e altri trenta giorni per accogliere o meno i ricorsi. Due, a quel punto, i possibili scenari: l’annullamento delle elezioni, con conseguente commissariamento del Comune e nuova tornata elettorale nel 2025, oppure un riconoscimento certificato degli illeciti, ma su cui prevarrebbe comunque il «favor voti», e quindi resterebbe in carica l’attuale maggioranza.

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