Marco Scarponi: «Sicurezza stradale? Va cambiata la cultura del Paese»

Il fratello del ciclista professionista Michele, investito mortalmente nel 2017, è uno dei relatori di «La salita impossibile» promossa dal Comune di Brescia
I relatori dell'incontro: Paolo Pinzuti, Alan Marangoni, Marco Zani, Paola Gianotti, Stefano Pedrinazzi e Marco Scarponi - Foto © www.giornaledibrescia.it
I relatori dell'incontro: Paolo Pinzuti, Alan Marangoni, Marco Zani, Paola Gianotti, Stefano Pedrinazzi e Marco Scarponi - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Certe volte la realtà supera anche l’immaginazione. Perché quando era stato fissato il primo incontro del ciclo «La strada è di tutti, a partire dal più fragile», i relatori certo non pensavano di dover affrontare il tema della sicurezza su due ruote nel giorno in cui una giovane ciclista – la 19enne trentina Sara Piffer – perdeva la vita travolta da un’automobile impegnata in un sorpasso azzardato a Mezzocorona. E allora, pur rotto dall’emozione, il grido dei relatori della serata dal titolo «La salita impossibile» s’è fatto ancor più forte.

Manca la sicurezza stradale

«La salita impossibile è la mancanza di sicurezza stradale: bisogna cambiare la cultura del paese, ce la faremo», dice Marco Scarponi, fratello del compianto ciclista professionista Michele (investito mortalmente il 22 aprile 2017 a 37 anni) e presidente della fondazione che porta proprio il nome del vincitore del Giro del 2011. «Nel tappone del Giro 2016 Michele mise il piede a terra e, nonostante fosse lanciato verso la vittoria, aspettò Nibali per aiutarlo: per tutti è un gesto di sconfitta, per noi è il simbolo di una vittoria collettiva e quel gesto ci ha salvato, perché con lui cerchiamo di aiutare gli altri».

Un momento della serata
Un momento della serata

La serata, promossa dal Comune di Brescia insieme alla Fondazione Scarponi (che ha già incontrato gli alunni delle scuole Crispi, Bettinzoli, Deledda e Calvino), è inserita in un progetto di più ampio respiro all’interno della strategia «Sus» (Sviluppo urbano sostenibile) per la rigenerazione dell’area Sud-Ovest della città ed è andata in scena all’auditorium Livia Bottardi Milani del quartiere Don Bosco. Incalzati da Paolo Pinzuti, fondatore di bikeitalia.it, i relatori hanno spaziato sul tema della sicurezza stradale portando ciascuno la propria esperienza sul campo, con diversi ruoli ed azioni. «Non ci hanno ascoltato un granché in parlamento – racconta Paola Gianotti, ultraciclista e promotrice dal 2014 della distanza di 1,5 metri per l’auto che sorpassa un ciclista, con 13.000 cartelli ormai affissi in Italia – ma anche se la nuova norma parla della distanza di sicurezza, solo dove è possibile, è un segnale. Bisogna entrare di più nelle scuole e affidare ad un volto noto una comunicazione efficace ed emotivamente toccante».

Nuove generazioni

«Nuovo codice della strada? È già stato ribattezzato “codice della strage” – attacca Marco Zani, presidente della Fiab (Federazione ambiente e bicicletta) di Brescia. «Non si è agito sulla causa principale delle morti su strada, ovvero la velocità. Eppure a Bologna, dopo un anno di zona 30, non c’è stato un pedone investito mortalmente e gli incidenti sono calati del 50%».

A tutti, però, è chiaro che il lavoro è di semina per il futuro, motivo per cui bisogna investire nelle nuove generazioni: «Dobbiamo lavorare sui ragazzi e sulle strutture, perché in Italia ci sono ciclopedonali e non piste ciclabili, non possono essere sicure fino in fondo se un ragazzi vuole andare in bici», ricorda Stefano Pedrinazzi, numero uno lombardo della Federciclismo. «Il ciclista è oramai rassegnato – dice amaramente Alan Marangoni, ex professionista e volto noto del canale tematico Gcn Italia – e anche io sono scoraggiato, perché al di fuori di questo mondo ci sono molti preconcetti ed ignoranza, spesso sui social vedo commentare incidenti senza conoscere la dinamica e senza un minimo di sensibilità».

Il ciclo proseguirà con altri due incontri pubblici, nella stessa sede alle ore 18.30: il 7 febbraio con «Dal dolore al cambiamento» per raccontare il progetto della Fondazione Scarponi e il 28 febbraio con la visione del documentario «La vita salta» realizzato in collaborazione con la Polizia di Stato.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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