Si finge direttore di banca e intasca 500mila euro
Perde il posto in banca e si ricicla promotore finanziario. Lo fa senza titolo, ma soprattutto - questa l’accusa per la quale sarà a giudizio a settembre - senza investire quanto incassato da clienti che si fidavano di lui, anche per ragioni sentimentali.
Stando a quanto ricostruito dai carabinieri in due indagini distinte ma connesse, ha fatto sparire poco meno di mezzo milione di euro in un lustro. Spacciandosi per direttore di istituto bancario, ma anche per broker di blasonate banche d’affari straniere, o più semplicemente esperto di finanza e manovre di borsa, il 55enne finito nel mirino della Procura ha truffato in tutto quattro persone, tra loro anche la compagna e la cognata.
La prima truffa
Lasciato a piedi dall’istituto di credito per il quale lavorava nel 2016, l’uomo si muove alla ricerca di denaro facile sin dal 2017. Ne trova subito in casa, potendo contare sull’abbondante liquidità della famiglia della donna con la quale convive. È a lei che chiede di investire i primi 10mila euro. Secondo la ricostruzione degli inquirenti lo fa attraverso una persona che si finge rappresentante di un’azienda straniera, brava ad assicurarle la bontà dell’investimento.
Tempo qualche mese e quel business si rivela una bufala. Quei 10mila euro svaniscono nel nulla. Saranno solo i primi. Tempo di far raffreddare gli animi e il 55enne torna alla carica con la compagna, la sua vittima prediletta. Rassicurata dall’erogazione di interessi, che in realtà è moneta di giro di operazioni che nulla ha a che vedere con gli investimenti promessi, la donna versa altri 50mila euro sul conto dell’azienda riconducibile al compagno. Denaro che, invece di essere investito, serve al 55enne per altro: pagare debiti anzitutto. Stesso trattamento, per gli inquirenti, l’uomo riserva anche alla sorella della compagna. Con identico sistema a lei scuce 125mila euro: 84mila con bonifici alla sua azienda, attiva nel settore delle energie rinnovabili; il resto tramite assegni.
Firme false
Giocando sempre sulla promessa di interessi decisamente superiori a quelli offerti dal mercato, l’uomo ottiene altri 55mila euro da un imprenditore della zona dove vive. Ovviamente li investe, ma in affari suoi, non in azioni e obbligazioni in grado di assicurare rendimento. Nella sua ricerca spasmodica di denaro il 55enne va oltre. Si impossessa anche del blocchetto degli assegni della compagna. Ne compila e falsifica due per un importo complessivo di 80mila euro.
Prima di metterne uno all’incasso, un solerte funzionario di banca chiama la titolare del conto e il castello di bugie si sgretola, tirandosi dietro una valanga. Gli inquirenti infatti scoprono che l’uomo ha truffato anche un allevatore della Bassa e che da lui, utilizzando lo schema di interessi «esca», si è fatto consegnare 170mila euro, ma anche che quella cifra è stata investita non in operazioni finanziare, come promesso, ma riciclata in tutt’altra attività.
Difeso dall’avvocato Luigistelio Becheri il 55enne nelle scorse settimane ha affrontato due udienze preliminari ed è stato rinviato a giudizio in entrambi i casi. Il 21 settembre prossimo sarà di nuovo in aula, in quell’occasione i due fascicoli saranno riuniti in un unico processo.
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