Sesso con minori, decisiva la denuncia della moglie del 36enne di Palazzolo

Le vittime dell’uomo sono sei e hanno tutte tra i 12 e i 14 anni. Le adocchiava nei parchi pubblici, all’oratorio, all’uscita da scuola
L'uomo adescava minorenni prima online e poi dal vivo
L'uomo adescava minorenni prima online e poi dal vivo
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Le adocchiava nei parchi pubblici, all’oratorio, all’uscita da scuola. Le seguiva, riusciva a capire con quale nickname si muovevano sui social. Poi, attraverso tre distinti profili, tutti falsi, le contattava su Instagram. Una volta trovato lo spiraglio per intrufolarsi nelle loro giovanissime vite, plagiandole conquistava prima la loro fiducia, poi il loro contatto WhatsApp. Attraverso le chat infine non si procurava solo immagini e video a contenuto sessualmente esplicito, ma anche occasioni per passare dal virtuale al reale.

Da ieri lui, 36enne professionista dell’Ovest bresciano sul quale ad inizio anno si sono accesi i riflettori della procura, non può più nuocere. All’alba i carabinieri della Compagnia di Chiari si sono presentati a casa sua a Palazzolo e hanno dato esecuzione ed un’ordinanza di custodia cautelare chiesta dal pubblico ministero Alessio Bernardi ed emessa d’urgenza dal gip Francesca Grassani. Per l’uomo, sposato e padre di famiglia, le accuse sono pesantissime: vanno dalla prostituzione minorile, alla produzione e detenzione di materiale pedopornografico, fino alla violenza sessuale aggravata dalla minore età delle sue vittime.

Le persone offese, hanno ricostruito gli inquirenti, sarebbero per ora sei, ed hanno tutte tra i 12 e i 14 anni. Con tre di loro l’uomo avrebbe consumato rapporti sessuali completi. A tutte avrebbe inviato sue immagini e suoi video sessualmente espliciti e da tutte, in cambio, avrebbe ottenuto altrettanto.

La denuncia della moglie

Ad indagare sul suo conto i carabinieri hanno iniziato sulla scorta della denuncia presentata in procura dalla moglie. La donna, in procinto di ottenere il divorzio, lo accusava di episodi di revenge porn ed estorsione a sfondo sessuale. In particolare, stando al racconto accreditato dagli inquirenti, dietro la minaccia di non riconsegnare la figlia, pretendeva da lei filmati porno. In cambio ha ottenuto tutt’altro: l’inchiesta che ha portato alla luce un’allarmante serie di condotte e che rischia, per lui, di tramutarsi in una condanna pesantissima.

Cercando riscontri alla versione della donna, i carabinieri hanno acquisito i dispositivi in uso al 36enne e sollevato il coperchio su un vaso di Pandora dal quale – dicono fonti investigative – è uscito un repertorio allucinante. Immediata è scattata l’individuazione delle giovani protagoniste dei video e delle foto. E la loro convocazione in procura.

Le vittime

Sentite in audizione protetta le ragazze – che vivono tutte tra la Franciacorta e i paesi della provincia di Bergamo bagnati dall’Oglio – hanno, non senza fatica, ammesso di aver condiviso foto e video hot con l’uomo, ma anche spiegato di essere convinte fosse più giovane, sicure non fosse sposato, certe non avesse una figlia. Sentite alla presenza di uno psicologo tutte hanno riferito che lo scambio di immagini e video avveniva sempre al cellulare, nelle ore notturne, quando in casa tutti dormivano. E che sempre nelle ore notturne – hanno ammesso quelle che con il 36enne hanno avuto incontri dal vivo – si sono appartate con lui in un boschetto per consumare rapporti sessuali.

Dialogando con le giovanissime persone offese gli inquirenti sono riusciti a scoprire altro: a partire dal subdolo modus operandi studiato dall’uomo per farsi largo nella vita delle ragazze. Il 36enne si era costruito tre distinti profili social, tre distinte e diverse identità, riconducibili sempre a lui, ma in grado di catturare per caratteristiche differenti: la gentilezza di uno, la bellezza dell’altro, la spregiudicatezza del terzo. Le giovanissime – hanno detto – erano davvero convinte di avere avuto a che fare via chat con tre persone diverse e di aver scelto quella che ritenevano la migliore. Hanno faticato a credere alla verità, anche di fronte all’evidenza. Gli inquirenti sospettano che nelle loro condizioni ve ne siano diverse altre.

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