Separazione delle carriere dei magistrati, alla Camera primo sì
La Camera dei Deputati ha approvato con 174 sì e 92 no (5 gli astenuti) il Ddl di riforma costituzionale «Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare.
Il provvedimento modifica il Titolo IV della Costituzione, con l’obiettivo di separare le carriere dei magistrati requirenti e giudicanti e ha incassato, oltre a quelli della maggioranza, anche i voti favorevoli di +Europa e Azione, oltre all’astensione da parte di Iv. Il disegno di legge, non modificato nel corso dell’esame nella commissione Affari costituzionali e da parte dell’Assemblea di Montecitorio, passa ora al Senato, proseguendo così l’iter del doppio passaggio parlamentare previsto per le riforme costituzionali.
Cosa prevede
Nel quadro dell’intervento che comporta la separazione delle carriere vengono, tra l’altro, previsti due distinti organi di autogoverno: il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente. Viene inoltre introdotto il sorteggio per la designazione di una parte della composizione dei due organismi, la cui presidenza viene attribuita al Capo dello Stato.
Le reazioni
Grande soddisfazione per il voto emerge dalle parole di Simona Bordonali, deputata bresciana della Lega e relatrice della riforma della Giustizia. «La netta separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti non è solo un principio astratto, ma uno strumento fondamentale per garantire la piena indipendenza e terzietà del giudice, un valore costituzionale finora mai pienamente attuato. Questo cambiamento rappresenta una svolta epocale per il nostro Paese» ha detto Bordonali.
La riforma prevede la creazione di due Consigli Superiori della Magistratura, distinti per giudici e pubblici ministeri, i cui membri non saranno più eletti ma sorteggiati. «È una soluzione concreta per restituire ai cittadini fiducia nella magistratura – ha aggiunto –, contrastando gli errori giudiziari e le derive correntiste che per troppo tempo hanno danneggiato il sistema».
Un plauso è giunto anche dall’Unione Camere penali italiane, organizzazione che rappresenta più di 10.000 avvocati penalisti. «La prima approvazione da parte della Camera rappresenta un momento storico, perché è l’avvio di un percorso che, giunto a questo punto, non potrà essere interrotto – fa sapere attraverso una nota –. Abbiamo sostenuto con convinzione la necessità di questo intervento da parte del legislatore, volto a garantire maggiore indipendenza del giudice e certamente senza alcun intento punitivo per la magistratura. Ci prepariamo, anche attraverso il nostro comitato referendario, a sostenere con forza le ragioni di questa riforma, che verranno sottoposte, per la loro definitiva approvazione, al referendum confermativo popolare».
L’Anm
Contro il progetto invece si dice l’Associazione nazionale magistrati (Anm). «Ribadiamo la nostra profonda preoccupazione per una riforma costituzionale che mette a rischio l'autonomia e l'indipendenza della magistratura – le parole dell’Anm –. Una riforma sbagliata che non migliora sotto alcun punto di vista il servizio giustizia ma che agisce solamente sulla magistratura e toglie garanzie a tutti i cittadini italiani.
La separazione delle carriere determina l'isolamento del pm e ne mortifica la funzione di garanzia. Nel pieno rispetto delle scelte del legislatore vogliamo lanciare nuovamente l'allarme per i rischi che questa riforma porterà con sé».
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