Scena del crimine: «Come salvare le vittime senza inquinare le prove»

Al Centro Fiera di Montichiari esperti del settore si sono confrontati su come prestare assistenza senza pregiudicare le indagini
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Sono i primi ad arrivare, chiamati per salvare una o più vite. I soccorritori, se si trovano a dover operare sul luogo di reati, come violenze o tentati omicidi, dopo aver pensato alla loro sicurezza si devono occupare del paziente cercando di salvargli la vita. Inevitabilmente, però, alterano la scena del crimine.

Al Centro Fiera di Montichiari, dove si sta svolgendo «Reas - Salone internazionale dell’emergenza», è stata organizzata la giornata di formazione «Il soccorso sanitario sulla scena del crimine - Il parere degli esperti».

Gli interventi

In cattedra sono saliti esperti del settore, medici, polizia scientifica, soccorritori e una psicologa, che hanno spiegato ai presenti come è meglio che si comportino nel caso si trovassero ad operare sulla scena di reati.

Durante la discussione sono entrati in sala anche il capo Dipartimento della Protezione civile nazionale, Fabio Ciciliano, con il Prefetto di Brescia Andrea Polichetti. Ciciliano ha sottolineato quanto tutti facciano parte di «una catena: è un gioco di squadra in cui devono dominare responsabilità e consapevolezza».

Mai inquinare la scena del crimine

Il primo a prendere la parola è stato Roberto Di Silvestre, direttore della Medicina legale Ausl di Bologna, che ha spiegato ai soccorritori cosa fa un medico legale, durante il sopralluogo e l’esame autoptico, le regole principali alle quali attenersi e come preservare la scena. «Il primo obiettivo – ha detto Di Silvestre – deve essere quello di non inquinare la scena o le prove, come è successo a Cogne o nell’indagine per la morte di Meredith Kercher; altra cosa indispensabile, in caso di morte, è determinare l’ora del decesso: il medico legale lo può fare quasi esclusivamente sulla scena».

Il coltello da cucina rinvenuto in mezzo alle sterpaglie nei pressi della casa di Perugia dove è stata uccisa Meredith Kercher - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Il coltello da cucina rinvenuto in mezzo alle sterpaglie nei pressi della casa di Perugia dove è stata uccisa Meredith Kercher - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

Il lavoro della scientifica

È stato poi l’ispettore Ettore Pilati della Questura di Brescia a spiegare il lavoro della scientifica: nel suo intervento, molto efficace, ha stilato una lista delle priorità. «Pensate prima alla vostra sicurezza, poi, al soccorso, perché il bene della vita è superiore, e infine a non inquinare la scena». Chi interviene deve individuare prima di tutto un «corridoio» di entrata e uscita «perché così sapremo che quella è un’area contaminata».

Ha chiesto, poi, sempre che sia fattibile, di fotografare i pazienti o gli oggetti, come le armi, prima di spostarli o annotare i particolari; di creare un’area dove mettere tutti i rifiuti sanitari; cambiare spesso i guanti per evitare contaminazioni e, se è necessario tagliare i vestiti della persona soccorsa, metterli in contenitori o appoggiarli dove non ci sono tracce biologiche.

Come agire

«L’urgenza non è fretta – ha detto Claudia Cornali, psicologa dell’Istituto europeo di psicotraumatologia – dovete respirare e mettere spazio nel pensiero. Quando arrivate mappate l’area, bastano 5 secondi. Se vi bloccate perché la situazione è forte, respirate e muovete le dita delle mani».

L’ultimo intervento è stato affidato all’infermiere Giorgio Gervasi: «Cerchiamo di lavorare in modo pulito e ordinato – ha esortato i colleghi – e rientrati dall’intervento scriviamo dettagli e impressioni così, quando ce ne chiederanno conto anche a distanza di tempo, sapremo rispondere».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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