San Filippo, il Cda perde i pezzi: si è dimesso Rubagotti
La lettera è articolata: una pagina di dimissioni riempita fino in fondo. I toni sono professionali e impeccabili: raccontano del grande impegno messo in campo, dei risultati ottenuti, di una sfida che, affrontata in modo coriaceo, ha portato a «rifondare la società San Filippo Spa» per certi versi. Ma, anche se infiocchettate dalla forma, alcune questioni le rovescia sul tavolo, eccome: si parla di «clima particolarmente surriscaldato», di visioni distanti, di governance che mostra «segni di difficoltà e stanchezza». E così, anche se con «immutata stima» (per citare il commiato scelto per anticipare la firma in calce e la fine delle comunicazioni formali), il consigliere Antonio Rubagotti ha rassegnato le sue dimissioni dal Consiglio di amministrazione della San Filippo Spa.
Le motivazioni
La società 100% Comune di Brescia che gestisce gli impianti sportivi della città continua insomma a far parlare di sé. In un Cda a forza tre, le dimissioni di Rubagotti - recapitate ufficialmente alla Loggia - non sono di poco conto. «A tutti noi era ben chiara la difficile sfida che ci aspettava - scrive l’architetto -. Il Cda ha lavorato con enorme impegno in questi mesi in una situazione complessa, a tratti drammatica, ove l’aria che si respirava, internamente ed esternamente, era a tratti quasi irrespirabile».
Non c’era accordo, in sostanza, all’interno della terna composta appunto da Rubagotti (finora), dal presidente Nicola Fiorin e dalla consigliera Elena Reboldi, terna allargata però alla consulente Raffaella Cassano. La lettera lo esplicita in modo cristallino: «Esclusivamente valorizzando le risorse interne si può davvero ripartire. Il clima si è particolarmente surriscaldato, le visioni sulle prospettive e sulle potenzialità all’interno del Cda non sempre sono pienamente convergenti. La governance mostra segni di difficoltà, la sua forza e graniticità spesso è stata messa a repentaglio da fattori esogeni che, in un ambito tanto complesso e variegato, devono essere governati e non ignorati». Non a caso Rubagotti definisce le sue dimissioni «irrevocabili nella misura in cui non debba valutare una rinnovata sfida che la società ora non può più eludere», ma che - si evince - non era, a suo parere, messo nelle condizioni di poter affrontare né la Loggia ha evidentemente ritenuto di dover intervenire.
Le partite aperte. Questo è l’ennesimo colpo di scena a mettere sotto i riflettori la San Filippo. Alla trafila che ha portato al licenziamento dell’ex direttore generale (decisione sulla quale è tuttora in corso un contenzioso) era seguita la denuncia pubblica delle società sportive sul cattivo stato di salute degli impianti (dalle palestre alle piscine, fino ad arrivare ai campi da gioco), poi la lente di ingrandimento delle opposizioni. Che era culminata, sul finire di marzo, con gli esposti («i primi», a quanto pare) depositati in Procura e alla Corte dei Conti. Ora, le dimissioni di Rubagotti. E il dossier che riguarda la società è ancora lontano dall’essere archiviato. //
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