Ronde a ricreazione, l’Usb diffida la preside del Pascal di Manerbio
«Riteniamo l’iniziativa da un lato formalmente sbagliata, dall’altro educativamente e politicamente inaccettabile. Per queste ragioni abbiamo inviato una lettera di diffida alla dirigente dell’Istituto superiore di Manerbio». Unione sindacati di base Scuola Lombardia è intervenuta così sulla circolare con la quale nei giorni scorsi la dirigente scolastica Paola Bonazzoli dell’istituto Pascal ha introdotto modalità più restrittive per gestire la ricreazione, e deciso di affidare a ronde, alla videosorveglianza, ma anche alle cassette per le segnalazioni anonime la gestione dell’ordine all’interno dell’istituto.
La nota
«Decisioni fortemente criticabili – spiegano – anzitutto per ragioni formali. Scelte didattiche di questo tipo vanno prese dagli organi collegiali. A quanto pare, il Consiglio d’Istituto ne è stato soltanto messo a conoscenza senza che la decisione fosse formalizzata adeguatamente, mentre il collegio docenti ha scoperto queste misure quando è stata pubblicata la circolare. Per quanto riguarda le “ronde organizzate”, la vigilanza sugli studenti – fa notare Usb – è responsabilità diretta del Dirigente scolastico e non può essere delegata agli studenti. Peraltro, la promessa di crediti scolastici per queste attività di “ronda” rischia di compromettere le relazioni nel corpo studentesco».
L’assemblea
Per approfondire i temi della composizione e del potere degli organi collegiali, la Cisl Scuola ha organizzato, per il 5 febbraio, un’assemblea per tutto il personale al Pascal di Manerbio. «È doveroso – precisa Luisa Treccani – che di questi temi legati alle scelte educative, didattiche ed organizzative della scuola, si torni a discuterne negli spazi democratici previsti dalle norme e dal contratto».
Usb Scuola ha quindi diffidato la preside a ritirare la circolare. «È inaccettabile – prosegue il comunicato – il modello educativo che questo documento riassume. Anzitutto è grave che possa comparire la parola “ronde” dentro la circolare di una scuola. Colpisce che nessuno si sia accorto dei significati che quella parola porta con sé. Un’infelice scelta lessicale che mostra chiaramente il volto di una scuola che pensa di educare attraverso la repressione. La scuola affronta ogni giorno problemi educativi e disciplinari a vari livelli, alle volte anche gravi: dovrebbe essere in grado di confrontarsi democraticamente e di agire in modo pedagogicamente significativo anche e soprattutto con gli studenti e le studentesse che più manifestano comportamenti problematici. Strumenti repressivi di quel tipo non sono le modalità di un’istituzione che ha come scopo l’educazione e una sana e completa formazione dell’individuo e del cittadino».
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