Rifiuti abbandonati a Prevalle, la sentenza del Tar: «Li rimuova il Comune»

Enrico Giustacchini
Ma il sindaco replica: «Servirebbero 700mila euro, faremo ricorso». L’annosa vicenda risale al 2019, quando scattò il sequestro e l’avvio di un procedimento penale contro la ditta che usava il capannone di via Campi Grandi
Montagne di rifiuti abbandonati al capannone di via Campi Grandi a Prevalle
Montagne di rifiuti abbandonati al capannone di via Campi Grandi a Prevalle
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Lo smaltimento dei rifiuti abbandonati è compito del Comune, che si può poi rivalere sui responsabili. Il Tar di Brescia ha emesso la propria sentenza rispetto all’annosa vicenda del capannone di via Campi Grandi a Prevalle.

Nel 2019, a seguito di un controllo, nella struttura era stata riscontrata una notevole quantità di rifiuti costituiti da materie plastiche. Da qui il sequestro e l’avvio di un procedimento penale contro la ditta che utilizzava il capannone, preso in affitto, e che era subentrata nel tempo ad altre due società.

Le tappe

Invitato dalla Provincia ad attivare le procedure di smaltimento, il Comune aveva invece emesso un’ordinanza con la quale intimava a proprietari e affittuari della struttura di disporre le operazioni necessarie.

Il ricorso presentato dai proprietari, che hanno sempre dichiarato la loro estraneità all’attività illecita che si svolgeva nel capannone dato in locazione, è stato accolto dal Tar. Nella sentenza, i giudici sottolineano che il Comune era da tempo nelle condizioni di ordinare ai responsabili di provvedere alla rimozione dei rifiuti entro un termine trascorso il quale, per legge, esso «deve procedere all’esecuzione in danno dei soggetti obbligati e al recupero delle somme anticipate».

Le reazioni

«Lo smaltimento andava fatto molto prima – è il commento di Mariano Mazzacani, capogruppo della minoranza di Uniamo Prevalle –. Possiamo immaginare quanta microplastica si sia diffusa nell’aria in cinque anni. Una vera e propria bomba ecologica».

«I rifiuti arrivati al capannone erano di una tipologia autorizzata dalla Provincia – precisa il sindaco Damiano Giustacchini –. È per questo che abbiamo voluto verificare che lo smaltimento competesse effettivamente al Comune. Ci sono poi passaggi della vicenda che ci lasciano più d’un dubbio, a proposito delle responsabilità delle diverse parti in causa. Prima di spendere i soldi dei cittadini (almeno 600-700mila euro), soldi che non sappiamo se e quando ci verranno restituiti, intendiamo percorrere ogni strada, a cominciare dal ricorso al Consiglio di Stato contro la recente sentenza del Tar».

La parola fine è quindi ancora lontana dal poter essere scritta. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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