Lombardia, nuove misure contro le baby gang: cambia la legge

Baby gang nel mirino. La legge regionale 1/2017 cambia nome e non riguarda più soltanto il bullismo e il cyberbullismo, ma d’ora in poi mette in campo e sostiene anche nuovi interventi regionali destinati a prevenire e contrastare il «fenomeno delle baby gang che compiono atti illegali o criminali». Lo ha deciso oggi la Commissione Cultura, presieduta da Anna Dotti (FdI), approvando a maggioranza le modifiche alla legge con l’introduzione di integrazioni e miglioramenti rispetto al testo del 2017.
Le misure
In particolare, le misure approvate riguardano la prevenzione sociale nelle aree dove è più diffusa la presenza di bande minorili e la riqualificazione degli spazi attraverso il sostegno di iniziative urbanistiche, culturali, educative, sociali e sportive. La nuova legge prevede anche sportelli di ascolto e aiuto, analisi sociale dei fenomeni di illegalità collegati a baby gang e allo «street bullying» (il bullismo minorile di strada), percorsi di servizio sociale obbligatorio o di lavoro socialmente utile per i minori autori di reati e percorsi di formazione, informazione e sensibilizzazione per operatori sanitari, sociali, sportivi, economici e per gli agenti della Polizia locale.
Consulta e protocolli
Completano il quadro normativo le novità relative alla composizione della Consulta regionale sul tema e alla stipula di protocolli di intesa. La Consulta regionale, che è istituita presso la Giunta con l’obiettivo di acquisire informazioni sul fenomeno delle baby gang, è oggi costituita da persone che fanno capo all’Amministrazione regionale, al mondo della scuola, al Terzo settore e alle associazioni familiari. Con le modifiche introdotte si prevede anche la presenza di un rappresentante dei giovani e la possibilità di estenderne la partecipazione anche a esponenti di amministrazioni competenti in materia di giustizia minorile e sicurezza.
Quanto ai protocolli di intesa, si stabilisce che la Regione possa sottoscriverne di specifici con le amministrazioni locali e statali per realizzare programmi di sensibilizzazione, informazione e formazione per i minori e le loro famiglie, nonché di sostegno a favore delle vittime e di promozione di giustizia riparativa. Nell’ambito di questi protocolli sarà anche possibile coinvolgere operatori sociali e del mondo scolastico per promuovere iniziative atte a individuare dinamiche familiari caratterizzate da inadeguatezza educativa o scarso controllo genitoriale.
Le reazioni
«Esprimo soddisfazione per un provvedimento che focalizza ulteriormente l’attenzione su un tema particolarmente delicato e che interessa da vicino famiglie e giovani – sottolinea la presidente Dotti – evidenziando la necessità di fare sinergia per promuovere la cultura della prevenzione e della legalità».
«Quello delle baby gang – spiega il relatore del provvedimento, Floriano Massardi (Lega) – è un problema nazionale, particolarmente diffuso nelle grandi città e nelle periferie nel Nord Italia, e va affrontato con determinazione per evitare che questo fenomeno dilaghi ulteriormente. Bene l’approvazione di oggi in Commissione della proposta di legge, una iniziativa fortemente voluta dalla Lega per contrastare le violenze, gestire i reati commessi da minori, nella maggior parte dei casi di origine nordafricana, e introdurre misure per facilitare la rieducazione degli stessi con un approccio complessivo che affronta sia il disagio giovanile sia le tematiche della sicurezza urbana».
A Brescia
Inizieranno nelle prossime ore gli interrogatori di garanzia delle sette persone, tutti ragazzi giovani, arrestati dalla Polizia martedì mattina nel corso di una vasta operazione che ha chiuso il cerchio attorno ad una serie di episodi che vanno dalla rapina alla rissa fino al porto d’armi e il tentato omicidio. Sei di loro si trovano in carcere, uno invece agli arresti domiciliari. Accogliendo le richieste della Procura della Repubblica, sostituto Chiara Bonfadini, il Gip Andrea Guerrerio ha evidenziato la pericolosità dei soggetti, sottolineando come la pluralità e la gravità dei reati commessi impone certamente la massima forma restrittiva e non è possibile fare affidamento sul fatto che essi stessi osservino misure inferiori e si attengano a prescrizioni.
Per il giudice le modalità violente con cui sono stati commessi i reati, l’uso di armi anche in luogo pubblico e la strategia della prevaricazione utilizzata sono «del tutto incompatibili con le comuni norme del vivere civile». Nel complesso gli indagati sono più di venti e la lista degli episodi che gli sono contestati potrebbe anche allungarsi con gli elementi che saranno raccolti nel corso delle indagini che comunque sono ancora in corso.
Nello stesso periodo poi sono stati registrati analoghi episodi che sono ancora al vaglio delle forze di polizia e non è escluso che proprio tra le persone, arrestate o indagate, si possano individuare i colpevoli. La situazione della delinquenza giovanile è comunque costantemente monitorata dalla autorità di pubblica sicurezza. Il questore Spina ha riferito che «Le rapina sono più che dimezzate nell’ultimo anno in città. Sono aumentati i controlli».
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