Referendum cittadinanza, il successo non arriva solo dai social
In tantissimi hanno firmato per il referendum sulla cittadinanza, e qualcuno ha pensato che questa grande mobilitazione sia stata il frutto di un tam-tam mediatico, piuttosto che di precise scelte politiche. Potrebbe essere anche così, o almeno una parte delle firme potrebbe essere arrivata per questo motivo, ma non è il caso di Elisa, una ragazza che vive a Brescia e ha 36 anni.
«Ho deciso di firmare perché penso sia assurdo vedere nel 2024 persone cresciute qui che non hanno il diritto di votare o non possono avere il passaporto italiano. La tematica mi interessava già. Conosco tante persone che per me sono italiane perché cresciute qui: sentono, ad esempio, di avere due lingue madri, tra cui quella italiana. Credo che non riuscire a riconoscere gli stessi diritti di chi è nato qui a una persona che vive nella nostra stessa società sia in qualche modo una forma di razzismo».
Nelle parole di Elisa c’è consapevolezza. «So bene che il testo del referendum prevede l'abrogazione dell’articolo 9: si vuole quindi abbassare a 5 anni la tempistica per la richiesta di cittadinanza, come in altri Stati europei. E comunque sono sempre richiesti dei particolari requisiti. Avrei votato anche se non ci fosse stata la possibilità di farlo online. Ma penso che questa modalità abbia reso le cose molto più semplici e velocizzato i tempi di raccolta delle firme. C’è da dire che forse senza questa possibilità non si sarebbe arrivati a 500mila».
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