Processo Strage, la difesa di Zorzi attacca il generale Giraudo

Mettere in dubbio la bontà delle indagini, l’attendibilità di alcuni testimoni. Sono mirate a questo risultato le domande che l’avvocato Stefano Casali sta sottoponendo al generale dei Carabinieri Massimo Giraudo, l’investigatore del Ros che per conto della procura di Brescia ha compiuto le indagini sulla strage di piazza della Loggia.

Il difensore di Roberto Zorzi, oggi allevatore di dobermann negli Usa, all’epoca neofascista veronese che per l’accusa ebbe un ruolo nella fase esecutiva dell’attentato del maggio ‘74, sta ripercorrendo il lavoro di Giraudo in cerca di buchi nei quali fare precipitare la tenuta del suo operato. «Perché non ha sentito il generale Mori?» chiede l’avvocato Casali. «Perché mancano i verbali di interrogatorio di alcuni uomini dei servizi segreti che la teste chiave del processo disse di aver riconosciuto nelle riunioni di Verona con Silvio Ferrari e con il capitano Delfino?».

Lady Golpe

Diverse domande l’avvocato Casali le sta facendo proprio su Ombretta Giacomazzi, al fine di valutare la credibilità della teste chiave dell’inchiesta, ma anche sullo stesso imputato. Emerge così che Zorzi non frequentava il poligono di Verona, ritenuto dall’accusa quartier generale degli ordinovisti veronesi, non praticava arti marziali, non aveva porto d’armi, non faceva parte delle Ronde pirogene, ed aveva che una partecipazione ad un campo paramilitare.

Zorzi, ha spiegato Giraudo rispondendo alle domande dell’avvocato, non collezionava armi, ma aveva una passione fin da allora per i cani dobermann: «Cani solo di destra» ha detto il generale del Ros rispondendo alla domanda del presidente Roberto Spanò sulla «estrazione politica» della specie canina.