Processo Strage, i consulenti di pm e gip: «Quello nella foto è Toffaloni»
L’hanno cercata, ma non l’hanno trovata. Né a Roma, al suo ultimo domicilio noto, nell’appartamento dove ha vissuto ma che ha lasciato sette mesi fa. Né a Brescia, a casa del figlio. Le hanno provate tutte i carabinieri, anche il jolly dell’effetto sorpresa, giocato nella pausa pranzo di ieri proprio in città, ma di Donatella Di Rosa ancora nessuna traccia.
Lady Golpe continua a sottrarsi alle convocazioni della Giustizia. Non presenzia in aula al tribunale dei Minori di Brescia, dove l’ha richiamata a mezzo raccomandata e manu militari il presidente Federico Allegri su richiesta del difensore di Marco Toffaloni, né a Roma dove la sua denuncia ha dato il la ad un procedimento per stalking a carico di chi delle indagini sulla Strage di Piazza della Loggia è uno degli storici player: il generale dell’Arma Massimo Giraudo.
Rivelazioni
Lady Golpe, la donna che con le sue rivelazioni all’inizio degli anni ’90 svelò un tentativo di colpo di Stato che si rivelò infondato e per le quali si guadagnò una condanna per calunnia, non si fa trovare, ma in compenso scrive. Lo fa a mezzo di posta elettronica certificata. L’ultima pec è di pochi giorni fa. L’ha mandata al tribunale dei minori annunciando la sua defezione per problemi di salute non meglio certificati, senza indicare ovviamente il suo indirizzo fisico.
A lei l’avvocato Gallina, difensore del neofascista veronese cui è attribuita la fase esecutiva della Strage di Piazza della Loggia e che all’epoca dei fatti non aveva ancora 16 anni (ragione per la quale è sotto processo ai minori), non rinuncia. Con lei, quindi, la giustizia e i carabinieri bresciani ci riproveranno il prossimo 9 gennaio. Le parti torneranno in aula il secondo giovedì del 2025 per vedere se insieme a loro si materializzerà anche Di Rosa e se, nel frattempo, diventerà reperibile anche Paolo Toffaloni, fratello dell’imputato che sino ad ora non è comparso.
Confronto antropometrico
L’udienza di ieri passi avanti ne ha comunque registrati. In aula si sono confrontati i consulenti di accusa e difesa e il perito del gip sulla fotografia che secondo la procura ritrae Marco Toffaloni in piazza pochi minuti dopo lo scoppio, dietro il cordone di sicurezza, alle spalle di Arnaldo Trebeschi chino sul corpo dilaniato del fratello Alberto.
Luigi Capasso consulente del pm, ha confermato «l’identità» tra Toffaloni e il soggetto nella foto al centro dell’esame antropometrico; identità evidenziata da due «connotati di grande rilevanza: il solco nel labbro inferiore e la fossetta sul mento». I periti del giudice, il vice brigadiere e il maresciallo del Ris Saverio Paolino e Vincenzo Nobile, incaricati di valutare le immagini nel corso di un incidente probatorio nel 2016, hanno parlato di «compatibilità» sia con riferimento ai tratti somatici, ai rapporti proporzionali e alla statura.
Di tutt’altro avviso invece il consulente della difesa, Maurizio Cusimano che ha criticato le modalità operative, ritenendo inattendibile una comparazione effettuata con un’unica foto, dalla quale, a suo dire, inoltre non si ricava la presenza della fossetta che farebbe la differenza.
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